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rime varie 7


IX (1777).

Qual, qual sì fresca profumata rosa
Di questa bocca al paragon si vide?
Giudice a scranna ecco che Amor si asside,
4E dice: È bella più che insidïosa.

Nè menti, Amor, nè menti: è al par vezzosa,
S’ella pur dolce parla, o dolce ride;
Ma ben si sconta il dolce, allor che ancide,
8O negando, o tacendo, in sè ritrosa.

E non son queste insidie? altre più dotte
Tender ne puoi tu mai, cieco fanciullo,
11Che tutto or pien di stizza il ver contendi?

Ma, so; baci involarne anco pretendi,
Tristo; e ti duole il non ne aver trastullo,
14Qual già di Psiche, per la intera notte.

X.

Sonora voce, che soave fende
L’aura, onde intorno intorno amor rimbomba;
Voce, che ai cor più duri anco discende,
4Ma nei gentili addentro forte piomba:

Tua possanza tant’oltre in me si estende,
Che s’io giacessi arida polve in tomba,
Di morte a trarmi dalle chiostre orrende
8Più varresti, che l’alta ultima tromba.

Ma mi lusingo in vano: allor ch’io vinto
Dall’amoroso fero mio martiro
11Avvolgerommi in gelid’urna estinto,

Da quelle dolci labra che t’apriro
Il varco un dì, neppur si udrà distinto
14Uscir, non che il tuo suono, un sol sospiro.