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rime varie 59


LXX (1783).

Non giunto a mezzo di mia vita ancora,
Pur sazio e stanco del goder fallace
Son di quest’empio, traditor, mendace
Mondo, che i vizj apertamente onora.

Ma, se noja e dolor così mi accora,
Perchè non cerco la immutabil pace
Là dove in boschi solitaria giace,
E di vergini rose il crin s’infiora?

Ritrarmi in porto, ove in tempesta ria
Vittima (oimè) di stolte ingiuste voglie,
Vive fra pianti e guai la donna mia?

Non fia, no, mai: qual più martìro accoglie,
Più grata a me stanza piacevol fia:
Sol m’è pace il divider le sue doglie.

LXXI (1783).

Deh! quando fia quel dì bramato tanto,
Che al lungo errare, all’incertezza, al fero
Timor perenne, allo sperar leggiero
Dia fine, e al nostro omai bilustre pianto?

Quando l’un l’altro in dolce pace accanto,
Tranquillamente assisi il giorno intero
Al mormorío d’un rivo lusinghiero,
L’amor nostro appellar potrem noi santo?

E, posta in bando ogni nojosa cura,
Frutti non compri, in praticel giocondo,
Far nostro cibo, e ber dell’onda pura?

E, rïassunto il cor semplice e mondo,
Seguir virtude; e l’anima secura
Non volger mai ver l’ammorbato mondo?