Pagina:Alfieri - Vita, I, Londra, 1804.djvu/23

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EPOCA PRIMA. CAP. III. 21


il maestro, trovatomi solo in camera, cercai [1755] ne’due Vocabolari Latino e Italiano l’articolo Frati; e cassata in ambidue quella parola, vi scrissi Padri; così credendomi di nobilitare, o che so io d’altro, quei Novizietti ch’io vedeva ogni giorno, con nessun dei quali avea però mai favellato, e da cui non sapeva assolutamente quello ch’io mi volessi. L’aver sentito alcune volte con qualche disprezzo articolare la parola Frate, e con rispetto ed amore quella di Padre, erano le sole cagioni per cui m’indussi a correggere quei Dizionarj; e codeste correzioni fatte anche grossolanamente col temperino e la penna, le nascosi poi sempre con gran sollecitudine e timore al maestro, il quale non se ne dubitando, nè a tal cosa certamente pensando, non se n’avvide poi mai. Chiunque vorrà riflettere alquanto su quest’inezia, e rintracciarvi il seme delle passioni dell’uomo, non la troverà forse nè tanto risibile nè tanto puerile, quanto ella pare.

Da questi si fatti effetti d’Amore ignoto [1756] intieramente a me stesso, ma pure tanto operante nella mia fantasia, nasceva, per quanto ora credo, quell’ umor malinconico, che a poco a poco si insignoriva di me, e dominava poi sempre su tutte le altre qualità dell’indole mia.

Alfieri, Vita. Vol. I