Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/222

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Spirto di pace Ilario; e da que’ nidi
     Beati, donde fia che si disserre
     348Grazia su voi, discendo in questi lidi.
Nelle rimote Pittavensi terre
     Fui già sacro Pastor, e del nemico
     351Cesare a Pier soffrii l’onte e le guerre:
Esule dalla greggia errai mendico
     Fin di Frigia ai confini, e nell’esiglio
     354Questo ebbi a me Popol cotanto amico,
Che qual padre risguarda amato figlio;
     Tal in Cielo, ove ai pii Dio serba il loco,
     357Coi voti aìta a lui presto e consiglio.
Nel fin delle parole a poco a poco
     Lustrò il volto di rai, che intorno sparsi
     360Lambìr le bende con leggiadro foco.
Cominciò allor subitamente a farsi
     Il mio cor lieto, e le dogliose stille
     363Spinte indietro ne’ miei lumi a stagnarsi;
Ma in mover le risposte a me rapille
     Strana, e oltre modo Visìon sublime,
     366Che vincitrice entrò nelle pupille.
Chiare, infinite con brillanti cime
     Càdder liste scoppiando in fiocchi e sprazzi,
     369Né questi, o quelle fùr seconde, o prime,
Qual se all’ingiù mille sulfurei mazzi
     Di festevoli fochi ardendo in uno
     372Formasser pioggia d’infiniti razzi.
Alle splendenti strisce, onde il già bruno
     Vespertino aere pien meriggio féssi,
     375Non parve fra gli Spirti iniqui alcuno
Di tema scarco. Pria con moti spessi
     Tremolar l’aste, e l’implacabil Guida
     378Coperse gli occhi dal fulgor oppressi;