Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/257

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duodecima 235

N’esulti omai. Pe’ voti suoi s’ascrive
     Del Consorte la gloria a lei, che in terra
     117Sembra mortal, perchè qui regna e vive:
Ma già il trionfo illustre a te disserra
     La pompa sua: già il nome alto risuona
     120Dell’Uno e Trino Dio, che in tanta guerra
A chi per lui combatte il vincer dona,
     E in coronar de’ scelti Eroi le chiare
     123Mirabil’opre i doni suoi corona.
Vedi. Io volea l’atto a lui render pare
     Di grazie umili, e al desir mio restìe
     126Le labbra fùro, e d’ogni voce avare;
Perchè in quel punto irraggiò forte il die,
     E me fuor di me trasse il nuovo obbietto,
     129Che fendea l’urto delle aeree vie.
Sparì la nube; ed ecco un Duce eletto
     A condur la grand’Alma al sommo acquisto,
     132Di splendente lorica ornato il petto,
Che alzava in moto d’ira e pietà misto
     L’insanguinato scudo, ov’era scritto:
     135Io la sant’urna racquistai di Cristo.
E ben Goffredo il Condottier invitto
     Dovea per lui, che dal suo germe scese,
     138Esempio esser e guida al bel tragitto;
Ei, che il Serto Real a sdegno prese
     Di cinger, ove un cerchio aspro di spine
     141Del Re de’ Regi il divin capo offese.
Le Virtù sacre inghirlandate il crine
     D’eterni fior seguìan scorta sì prode,
     144Altre in ordin da lungi, altre vicine,
Con tal volo, che par che il tutto annode,
     Benché in mille diviso, e sia ciascuna
     147A sè specchio, e a Francesco immago e lode