Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/90

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Ma tutti alfin, mentre i pensier insani
     Rinvigorían su l’esecrato lido,
     417Vana mercede avean gli spirti vani;
Chè solo essa al di fuor spargea l’infido
     Gaudio, nè potea mai fra vera speme
     420Dei desir immortali entrar nel nido.
Quindi improvvisa l’onda, che non freme,
     Rapíali enfiando, o in più terribil guerra
     423Gli assorbía svelti colle rive insieme.
Metteva il fiume allor per l’ampia terra
     Alto un rimbombo ad assordarne i regni;
     426Poi taciturno proseguía sotterra.
Poichè gli alterni invidi affanni e sdegni
     De’ miseri mirai, gli occhi rivolsi
     429A que’, che il Colle fe’ di pace degni.
Ben della strada inospite mi dolsi
     Guasta da guglie e monumenti infranti;
     432E dai scolpiti in lor nomi raccolsi,
Che de’ più alteri Cesari, e di quanti
     Raro ebber tra i mortali onor sublime
     435Semisepolti ivi giacean i vanti.
Sovra la rotta via, fin alle cime
     Stesa del Colle, imprimer dee chi sale
     438L’ultime tracce sue, come le prime;
Perchè sol l’aureo serto e trionfale
     Cinge colui che sul confin estremo
     441Calpesta il fasto della gloria frale.
Quanto diverso da quel popol scemo
     Di virtude era questo! E qual con atti
     444Tranquilli in sè chiudea vigor supremo!
Parean i Víator soave tratti
     Là ’ve serbar non era dato ad essi
     447Dalle taglienti schegge i piedi intatti;