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:: | L'eredità di mia zia | 17 |
Camminando per l’orto m’imbattei nei due peri. C’erano già grosse pere, non rubate ancora, perchè durissime ancora. Le strappai e le scagliai lontano.
C’erano bellissimi carciofi che, nel mezzo del loro fogliame scintillante d’argento, avevano già i loro piccoli carciofi paonazzi.
Dunque i carciofi non sapevano che la zia era morta, e le maturavano i carciofi; ma lei non li avrebbe messi più sotto l’olio.
Perchè lasciarli li? Perchè il popolo li rubi e li mangi? Ma io non amo il popolo e divelsi i carciofi.
C’erano anche bianchi giacinti (era tempo di primavera), ma la zia non li avrebbe messi davanti alle sue reliquie, e perciò li strappai.
Sono rossi di sangue i giacinti? No, ero io che mi ero punto nello strappare i carciofi.
— «Vi sfido — esclamai nel mio cuore, contro agli uomini nuovi che vogliono abolire l’eredità, — ad essere più rivoluzionari di me!»