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430 la divina commedia

     ché ’l bene, in quanto ben, come s’intende,
cosí accende amore, e tanto maggio
30quanto piú di bontate in sé comprende.
     Dunque a l’essenza ov’è tanto avvantaggio,
che ciascun ben che fuor di lei si trova
33altro non è ch’un lume di suo raggio,
     piú che in altra convien che si mova
la mente, amando, di ciascun che cerne
36il vero in che si fonda questa prova.
     Tal vero a l’intelletto mio sterne
colui che mi dimostra il primo amore
39di tutte le sustanze sempiterne;
     sternel la voce del verace autore
che dice a Moisè, di sé parlando:
42‘ Io ti farò vedere ogni valore ’;
     sternilmi tu ancora, incominciando
l’alto preconio che grida l’arcano
45di qui lá giú sovr’a ogn’altro bando».
     E io udi’: «Per intelletto umano
e per autoritadi a lui concorde
48de’ tuoi amori a Dio guarda il sovrano.
     Ma dí ancor se tu senti altre corde
tirarti verso lui, sí che tu suone
51con quanti denti questo amor ti morde».
     Non fu latente la santa intenzione
de l’aguglia di Cristo, anzi m’accorsi
54dove volea menar mia professione.
     Però ricominciai: «Tutti quei morsi
che posson far lo cor volgere a Dio,
57a la mia caritate son concorsi;
     ché l’essere del mondo e l’esser mio,
la morte ch’el sostenne perch’io viva,
60e quel che spera ogni fedel com’io,
     con la predetta conoscenza viva,
tratto m’hanno del mar de l’amor torto,
63e del diritto m’han posto a la riva.