Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/465

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paradiso - canto xxxii 459

     E come quinci il glorioso scanno
de la donna del cielo, e li altri scanni
30di sotto lui, cotanta cerna fanno:
     cosí, di contra, quel del gran Giovanni,
che sempre santo ’l diserto e ’l martiro
33sofferse, e poi l’inferno da due anni;
     e, sotto lui, cosí cerner sortiro
Francesco, Benedetto e Augustino
36e altri fin qua giú, di giro in giro.
     Or mira l’alto proveder divino,
che l’uno e l’altro aspetto de la fede
39igualmente empierá questo giardino.
     E sappi che dal grado in giú che fiede
a mezzo il tratto le due discrezioni,
42per nullo proprio merito si siede,
     ma per l’altrui, con certe condizioni;
ché tutti questi son spiriti assolti
45prima ch’avesser vere elezioni.
     Ben te ne puoi accorger per li volti
e anche per le voci puerili,
48se tu li guardi bene e se li ascolti.
     Or dubbi tu, e dubitando sili:
ma io ti solverò ’l forte legame
51in che ti stringon li pensier sottili.
     Dentro a l’ampiezza di questo reame
casual punto non puote aver sito,
54se non come tristizia o sete o fame;
     ché per eterna legge è stabilito
quantunque vedi, sí che giustamente
57ci si risponde da l’anello al dito.
     E però questa festinata gente
a vera vita non è sine causa
60intra sé qui piú e meno eccellente.
     Lo rege per cui questo regno pausa
in tanto amore ed in tanto diletto
63che nulla volontá è di piú áusa,