Pagina:Alighieri, Giuliani - Opere latine vol I - 1878.djvu/142

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COMMENTI. 123



4. De Siciliano (Vulgari) examinemus ingenium, l’indole cioè o la natìa facoltà del prestarsi alla manifestazione dell’umano concetto, donde si può giudicare della bontà d’un Linguaggio: Conv., i, 5. M’ero astretto omai a questa interpretazione, allorchè ripensata un po’ meglio ogni cosa, e veduto che il Trissino traduce: esaminiamo l’ingegno circa il Volgare Siciliano, m’indussi a mutar parere. Ed anzi mi sono convinto, che quivi Dante vuoi disporci ad osservare e pregiar l’ingegno, singolarmente dispiegato dai Siciliani nel più accorto uso del Volgare che s’insinuò nella Corte di Federico, e che per essi sortì dapprima il nome di Siciliano.

10. «Ancor che l’acqua per lo foco lassi.» Non m’è riuscito di ritrovare questa Canzone in alcuno de’ Codici, nè tanto meno nell’antiche Rime che si hanno a stampa. Pure non dubito che debba ascriversi anco a Guido delle Colonne, di cui ci rimane l’altra accennata appresso e altrove: Vulg. El., ii, 5. La quale fu già tolta ad esame dal Perticari, che pur non s’avvide come Dante aveva indi preso le mosse d’una sua Canzone, poi lasciata in tronco: «Sì lungamente m’ha tenuto Amore:» {{Tc|Vita Nuova|V. N., § xxviii. Bensì, da quanto precede, parrebbe che si dovessero riconoscere distinti gli Autori delle suddette Canzoni; ma chi vi pon mente s’accorgerà, che la maniera, onde la cosa si dinota, è conforme a quella, secondo cui poco dopo si rammentano due Canzoni di Jacopo da Lentino: lin. 52. Scrissi poi con tutta franchezza acqua, e non aigua, seguendo il Perticari, e avuto riguardo alla segnalata discrezione del nostro Poeta.

13. Sed hæc fama Trinacriæ terræ, si recte signum ad quod tendit inspiciamus, videtur, etc. Il Trissino qui omise «signum ad quod tendit,» forse perchè il suo Codice non gliel’indicava, tuttochè siano parole assai importanti e degne di nota. Perocchè, ben rannodandole colle susseguenti, possiamo argomentarne con certezza, come fosse avviso di Dante che la fama del Volgare Siciliano dovesse rivolgersi al segno, da eccitare le Corti de’ Principi a promuoverlo ed estenderne il miglior uso. Ed invece, per averlo essi negletto, quella onorata fama era rimasta in loro vituperio.