Pagina:Alla-memoria-di-Pio-7.-Pontefice-Massimo-tributo-di-Quirico-Viviani.djvu/21

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gnanimamente restituite. Nè le provincie soltanto, ma i monumenti preziosi di cui furono spogliati i sette colli, e che trasportati alla Senna, più che la gloria attestavano il malo acquisto dell’altera Parigi, ricomparvero ad accrescere lo splendore di Pio VII. Dico ad accrescerne lo splendore, perchè se come Italiano e come Romano non fu inferiore in virtù ai più venerati campioni della repubblica, per la generosità con cui rimunerò i grandi ingegni ricondusse in Roma medesima i bei giorni d’Augusto. Anzi poichè mi accade d’instituir paragone fra Ottavio e Pio VII, io osserverò, che se quello nella ruina della campagna Mantovana, ai veterani per la sollevazione degli abitatori distribuita, in virtù del suo amore pei begl’ingegni salvò a Virgilio il paterno tugurio, gli armenti e la verde riva del Mincio, questi donò a Canova i vasti fondi irrigati dal Tevere, e al grado sollevato il volle della più distinta nobiltà romana; onde i posteri giudicheranno, se Titiro che posa sotto l’ombroso faggio attesti più la munificenza di Augusto imperatore, o il marchese d’Ischia la liberalità di Pio