Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/179

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la ginevra italiana 165



Scendiamo alla stazione, usciamo nella piazza.... Dove diamine siamo? In Italia, o in una città di passo della Svizzera e del Reno? C’era pieno di gente. I due amici mi spiegarono: era la stagione in cui vengono a passar le vacanze dai loro parenti i molti valdesi che esercitano l’insegnamento in quasi tutte le parti d’Europa, e specialmente in Olanda e in Inghilterra. Erano anche i giorni nei quali si raduna a Torre Pellice il sinodo annuale, a cui intervengono, in segno di simpatia per “il popolo dei martiri„, rappresentanti di tutte le chiese evangeliche del mondo: una specie di piccolo concilio ecumenico, di parlamento ecclesiastico, composto però di ecclesiastici e di laici in parti quasi eguali, il quale tratta tutte le questioni relative alle leggi e ai regolamenti che reggon la chiesa valdese, e i suoi istituti di beneficenza e d’istruzione. Molta gente arrivava, molta aspettava. Era un rimescolìo di maestri, d’istitutrici, di istitutori, di famiglie, un ricambiarsi di strette di mano e d’abbracci, un mormorio di saluti in francese, in inglese e in tedesco; poichè non son pochi anche i tedeschi e gl’inglesi che soggiornano là durante l’estate. C’erano anche dei valdesi venuti dalle stazioni delle varie provincie d’Italia, da Venezia, da Roma, da Napoli; parecchi personaggi del Sinodo, pastori, evangelisti laici, professori, ministri emeriti, e anziani e diaconi di tutte le valli, quasi tutti con