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valli. Quelle iscrizioni insolite nei nostri villaggi, come Circolo Letterario, Sala di Conferenze, Scuola normale, Pensionnat, che inalzano gli abitanti nella stima del visitatore, pare che nobilitino, in certo modo, anche l’aspetto materiale del paese, e gli aggiungano all’occhio qualche cosa d’originale. I vetri delle finestre tersissimi, le botteguccie anche più misere, ordinate e lucide, e non so che apparenza d’assestatezza in tutte le cose, mi ricordarono certi villaggi della Frisia e di Groninga. Le piccole strade erano animate; giravano molte cuffiette bianche; passavan dei signori, con delle palandrane scure, dei visi di professori, che leggevano le loro piccole gazzette locali, Le Témoin o l'Avvisatore alpino, m’immagino; delle frotte di bimbi, coi libri sotto il braccio, uscivan dalle scuole, allegri ma senza far chiasso, vestiti da povera gente, ma senza cenci. Non osservai nulla di diverso, nell’aspetto della gente del popolo e dei campagnuoli, dal tipo comune piemontese; ma so che dei naturalisti stanno studiando se non esistano nella famiglia valdese certi particolari caratteri fisici, per effetto del numero grandissimo di matrimonii fra consanguinei che vi seguon da secoli: essi ci diranno qualche cosa. Noi, in un breve giro, incontrammo parecchi ragazzi bellissimi, punto somiglianti a quelli che credeva di trovare tra gli eretici il duca Carlo II, con un occhio in mezzo alla fronte, e sei file di denti pelosi. Incontrammo anche una signorina valdese, alta e superba, una vera bellezza, una donnina del Michetti ingigantita, che avrebbe fatto cader la