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nunziare che i suoi ordini furono eseguiti, che Rosencrantz e Guildenstern più non vivono. Or chi ne ringrazierà?

ORAZIO.
Non egli certo, quando pur vivesse. Egli non die’ mai il comando della loro morte. Ma dacché siete giunti voi dalle guerre della Polonia e voi dall’Inghilterra, e ci sorprendete in mezzo a questi sanguinosi avvenimenti, vogliate ordinare che questi corpi siano esposti solennemente agli sguardi di tutti, e concedete ch’io narri al popolo. che lo ignora, come essi accaddero. Udirete allora il racconto di atti incestuosi, crudeli, ferocissimi; casi provvidenziali, uccisioni involontarie, perfide morti e insidie scellerate che ricadono sui loro autori. Tutto ciò vi narrerò.
FORTEBRACCIO.
Affrettiamoci ad udirlo; e siano convocati tutti i grandi per tal racconto. Per me accetto con dolore i doni della fortuna; ho dei diritti alla riconoscenza di questo regno e l’occasione è propizia a farli valere.
ORAZIO.
Di ciò pure tirò menzione e dovrò offrirvi un voto che ne attirerà molti altri. Ma andiamo, mentre gli animi sono tuttavia compresi da questi fatti; non indugiamo sino che novelle trame non vengano a partorire nuove disgrazie.
FORTEBRACCIO.
Quattro capitani rechino Amleto, come si addice ad un guerriero, sopra un letto di gala, perché è probabile che se fosse vissuto ei sarebbe stato un gran re; nel suo passaggio la musica intuoni i suoi inni, e gli siano renduti tutti gli onori della guerra. Sollevate il suo corpo. Questo spettacolo converrebbe in un campo di battaglia; contrista il vederlo qui. Andate e ordinate ai soldati di far fuoco. (Marcia funebre. Escono a passi solenni; poi si ode una scarica di moschetti.)




fine.