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vo cercando la mia fortuna». Allora il sepolto dissegli: — Partiti di qui, chè se il gigante ti trova, ti metterà qua entro, dove siamo noi due, e mangieratti come mangiò il mio compagno che vidi mangiare cogli occhi miei.

— Quanti giganti sono? l’interrogò il Meschino.

— Uno, rispose l’altro, ed una gigantesca con quattro figliuoli».

— Se non v’ha più che questo, riprese, io non ho paura, imperocchè li ho morti tutti sei».

L’altro compagno che era in questa prigione coll’Armeno, disse allora in parlare francese: — O caro fratello, se tu puoi, cavaci di questa sepoltura!» Il Meschino, che pensava al modo più facile per confortarli ambidue, così rispose al Francese: — Fratello, non dubitare, che a mia possa ti ajuterò; ma dicoti che dieci uomini non potrebbero muovere questo sasso che è sopra di voi».

Pure il Meschino si provò, e cominciò colla punta della sua spada a rompere da lato il terreno. Così ruppe sotto tanto, che fece una bocca, donde trasse fuora a gran pena il prete, e poi cavò il Francese. Trattili fuora, dimandò loro se avevano niente da mangiare in quella prigione oscura. L’Armeno rispose: — Noi abbiamo delle castagne e delle ghiande; chè quel gigante, che tu hai morto, mangiava carne umana, nè di quelle cibavasi». Intanto quel Francese s’inginocchiò dinanzi al Meschino, e baciogli i piedi, ed in sua lingua molto lo ringraziò. Venuti per uscir fuori di quella caverna, come il Francese vide l’aere, subito cadde in terra, per la lunga dimora che aveva fatto in quella prigione, e per la mala vita del mangiare.

Tornato il Meschino dove aveva lasciato il cavallo, co’ liberati prigioni, disse loro: «Per mia fè io ho gran fame, essendo presso a due giorni che non ho mangiato». Nel mentre proferiva egli queste parole andando, trovò un’altra caverna che aveva dinanzi alla bocca un sasso. Vi levarono quello, e uscirono dalla caverna molte pecore che correvano di sopra a pascere, e sopra quelle pecore era un altra tana piena di castagne monde, per lo che di quelle essi fermarono consiglio il cibarsi. Il Meschino e i compagni presero un agnello che scorticarono, ed arrostito mangiarono con quelle castagne. Di là partiti, l’Armeno ritornò dove il Meschino aveva veduta la testa del compagno. Pianse e sotterrolla con altre