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228 capo d’anno


Caterina, per niente turbata, sedette fra Gonario e Antonino. Indossava una camicetta azzurra; aveva i capelli tutti rialzati, attortigliati un po’ al disopra della nuca; era bellissima.

Ma Gonario non la guardava, e anch’ella, pur sentendolo più bello e attilato del solito, con un lieve profumo di fieno esalante dalla cravatta di raso bianco e dalla camicia più splendida del raso della cravatta, non osava guardarlo.

Gonario non badava ad Anna, sedutagli di fronte, nè Anna badava a lui; ma una persona avrebbe potuto accorgersi d’un lieve imbarazzo che li intimidiva l’uno di fronte all’altra. Però quella persona era lontana.

Per tutti gli altri commensali, quella era una cena famigliarmente festevole, turbata solo dall’assenza di quell’originale di Sebastiano.

Solo quest’ombra pareva sfiorasse ogni tanto la mensa, come l’ombra dell’alta lucerna; ma svaniva tosto.

Gonario rideva, parlava con Cesario e Lucia e diceva degli scherzi a Nennele.