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18 l’arrivo

C'erano due letti, con coperte azzurre a fiorami, un comò con lo specchio, specie di toeletta, un tavolino, bauli e sedie. Tutto di una grande pulizia e freschezza.

— Che orazioni sai? — domandò Caterina dal letto.

— Molte. — Annicca si ricordò le infinite orazioni che donn’Anna le faceva recitare e pensò intensamente alla morta.

Quando ella fu nel letto, Angela prese il lume e uscì.

— Io dico tre pater, ave e gloria a Santa Caterina da Siena e un credo a Sant’Antonio. Vuoi recitarli con me? Io non temo al buio e tu? — disse Caterina.

— Neppur io, — rispose Anna. Ma in realtà provava un grande smarrimento, in quell’oscurità nuova ed ignota, in quell’ampio letto freddo dalle lenzuola liscie come il raso. Senza la voce fresca e allegra di Caterina avrebbe pianto amaramente. Il vento freddo delle notti di febbraio faceva cigolare un fumaiuolo di metallo, in una casa vicina. A quel suono acuto Annicca provava una sensazione di gelo e pen-