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tre anni dopo 77

si voltarono, aspettando. Nello sfondo luminoso e vasto della pianura i cavalli e i cavalieri parevano piccole macchiette nere, ninnoli disegnati sullo smalto di un cristallo abbagliante. Nella gloria del sole di maggio i pascoli esultavano di fiori, e il grano delle alte spighe verdissime ondeggiavano sotto una carezza invisibile.

Giammai Anna dimenticò questa splendida mattinata.

Del resto tutti erano lieti, ebbri di verde e di sole; persino i cani parevano pazzi di gioja, e Maometto correva ogni tanto e lambiva i piedi di Anna.

Di nuovo fu lasciato lo stradale; si rasentò una boscaglia, si attraversarono due tancas, e verso le otto del mattino una sottile colonna di fumo azzurrognolo, saliente sopra la vòlta cupa di un bosco di quercie, annunziò ai viaggiatori che erano giunti.

Le serve, infatti, cucinavano già.

Smontando, Anna si sentì tutta orgogliosa di essere nel suo bosco, e il saluto delle serve che la chiamavano donn’Annicca le sembrò un omaggio.