Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/116

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più: ma il sogno le era rimasto dentro, morto, putrefatto: questo il suo male.

I fratelli di Pietro si passarono l’uno dopo l’altro la lettera, e la commentavano ironicamente. In fondo, tutti erano contenti dell’avvenimento. Anche Bellina prendeva la cosa alla leggera.

— Quando verrò a stare qui, ne faremo del giocare e del ballare.

E tanto per cominciare prese i bambini per mano travolgendoli in un giro tondo vertiginoso, senza accorgersi che Annalena la guardava alle spalle e nel vederla così giovine e sana pensava già di affidarle il lavoro dei campi, specialmente la mietitura, che richiede resistenza e agilità, e già le pareva di vederla pel fitto alto delle spighe come un papavero vivo.

D’un tratto Isabella si fermò, rossa ed ansante come davvero dopo la fatica della mietitura.

— La lettera? La mia lettera?

La lettera era sparita. Bardo se l’aveva cacciata in tasca, con l’intenzione di ricopiarne le espressioni più toccanti, da ripetere alla sua Piera. Gina osservò che la sorella non insisteva per riaverla, e domandò con voce amara:

— E la mamma cosa ne dice?