Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/249

Da Wikisource.

— 239 —

Pietro era innocente; ed egli se ne compiacque ingenuamente.

Quando sollevò gli occhi dalle carte tutte disposte sulla tavola come un quadrato di giardino fiorito, vide che nella cucina rimaneva solo Pietro che leggeva un giornale.

Come Annalena avesse manovrato per far sparire gli altri, egli non se n’era accorto, e non seppe spiegarselo; ma provò un’impressione strana; gli parve di essersi addormentato sulla sedia, nell’ingresso, davanti al tramonto, e che vi dormisse tuttora e sognasse.

Con una voce senza suono, come appunto nei sogni, chiamò:

— Pietro?

Il giovine sollevò il viso: era ancora lui, il bruno e bello piccolo Pietrino, quando, tenuto per mano dallo zio, camminando e inciampando lungo i sentieri dei campi, si protendeva per domandare la spiegazione di una cosa difficile.

Anche adesso era una cosa difficile che bisognava spiegare, ed il vecchio esitava: infine domandò:

— Dove sono andati gli altri?

Anche Pietro si guardò intorno alquanto trasognato.

— Mah! Sono spariti tutti.