Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/46

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pensarla egualmente, perchè d’un tratto me lo sento piombare addosso, come un uccellacelo da preda; riesco però ad afferrargli le mani, che mi pare di sentire ancora avvinghiate alle mie, calde tutte quattro come carboni accesi; e la Betta, che deve tendere le sue fini orecchie di volpe, forse sente il fruscio della nostra lotta silenziosa perchè con la sua voce alta e le sue parole ci ferma e ci salva.

— Martino mio, — diceva, — dove hai messo la rivoltella?

— La tengo in tasca, — dice lui, mentre già mangiava beatamente il pollo. — Perchè?

— No, così, perchè credevo l’avessi dimenticata in qualche posto.

Egli replicò qualche cosa che la fece ridere; poi rise anche lui: si sentì lo scoppio di una bottiglia sturata, ed infine quel povero Cristo di marito disse:

— Questa notte, sì, dormiremo bene! brava, mogliettina, che mi tratti così.

Noi, dentro, ci slacciammo: si scoppiava dalla voglia di ridere, ma era una voglia amara, vi assicuro io, ragazzi miei: e non si respirò bene se non quando la zingara, convinto il marito ad andarsene a letto, non aprì la porta di fuori e poi l’uscio della no-