Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/60

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cucina ed a scegliersi le più larghe rosee fette della polenta abbrustolita; ed il giovine, nel versare il latte per lo zio, vi fece scivolare anche il velo grasso della panna; poi, mentre gli altri fratelli irrompevano già chiassosi e litigiosi nella stanza, essi uscirono nei campi.

Bellissimo era il mattino di settembre: sull’argento dorato dell’orizzonte i salici dai molti rami sottili tutti dipartentisi dalla estremità alta del tronco, con le foglie già colorate dall’autunno, parevano grandi ceste colme di frutta e di fiori; sull’erba e sulla siepe brillavano i vapori lasciati dalla notte, e l’acqua dei fossi aveva il colore liquido dello smeraldo.

I due contadini però badavano piuttosto alla desolazione dei campi mangiati dalla gramigna e invasi dai rovi, ed alla melanconia dei pergolati dove la vite non era stata potata, e dava quindi, fra i molti pampini malaticci e rognosi, dei piccoli grappoli che parevano d’uva selvatica.

I Bilsini erano già d’intesa che si doveva