Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/75

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— Come sai che l’annata sarà buona?

— Lo sento qui, — egli disse, inspirato, toccandosi il petto.

— Ed io lo sento dal freddo ai piedi, — affermò senza ironia lo zio Dionisio. — È tempo di neve.

Annalena, pentita di aver provocato le maldicenze di Pinon, sospirò e si fece il segno della croce.

Subito i vetri furono appannati da un silenzioso strato di neve: i bambini saltarono sullo scalino della finestra e li toccarono coi ditini freddi: il maggiore si mise la mano in bocca e gridò!

— Com’è buona questa neve!

E la speranza riempì d’azzurro e d’oro gli occhi di tutti.

Per queste ragioni Pinòn fu invitato a cena; non solo, ma gli fu offerto il posto che alla mensa dei Bilsini non mancava mai per qualsiasi improvviso ospite.

Egli però sapeva stare al suo posto, e dichiarò che non si sarebbe mosso dal ceppo: cosa che non andava per niente a garbo alla Gina, poichè la presenza di lui, il suo odore che il calore del fuoco sviluppava