Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/98

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un giro su sè stesso, si arrotolò di nuovo, di nuovo il gatto gli fu sopra.

Tutto intorno era ancora in disordine, come vi fosse passato un esercito: e del soldato, infatti, si sentiva quella speciale puzza di cuoio, di metallo, di sudore, lasciatavi da Pietro e diffusa dalla sua mantellina tesa ad asciugare, come un grande uccello verdastro, da una parte del camino.

Bardo sentì improvvisamente disgusto di quell’odore, che gli parve profanasse la stanza; o era un senso di rancore contro il fratello che, così lontano e diverso da lui, aveva accolto in modo barbaro le sue confidenze d’amore. Ma era anche un istinto di rimorso che si traduceva in disgusto fisico; poichè egli aveva la coscienza di essere lui a profanare, con quello che stava per fare, le tradizioni domestiche e soprattutto la religione dei morti. Tanto più che, per festeggiare l’arrivo di Pietro, sulla mensa era stata lasciata maggior provvista di viveri; il bianco pane lievemente dorato, il burro puro, il salame carnoso e tenero, le noci già spezzate, il formaggio giallo odoroso.

Egli s’era provvisto di una di quelle sporte flessibili, a due anse, che possono gonfiarsi come ventri di atleti: in fondo vi coricò una bottiglia, poi la ritolse; perchè