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339 ANNALI D'ITALIA, ANNO LXXXVIII. 340

confronto del Creatore. Abbiamo dallo stesso Eusebio, che in questi tempi i popoli Nasamoni e Daci, avendo guerra coi Romani, furono vinti. Quanto ai Daci non ci somministra l’antica storia assai lume per essere il tempo vero in cui ebbe principio la guerra con essi, e quanto durò, e quando finì. Tuttavia potrebbe darsi che a questi tempi appartenesse il primo movimento di quella guerra, che continuò molto dipoi, e riuscì ben pericolosa e funesta ai Romani. Credesi che l’antica Dacia comprendesse quel paese che oggidì è diviso nella Transilvania, Moldavia e Valachia. Erano popoli fieri e bellicosi quei di quelle contrade, perchè credeano la morte fine della presente vita, e principio di un’altra, secondo l’opinion di Pitagora, che spacciò la trasmigrazion delle anime. Con tal persuasione sprezzavano ogni pericolo, e si esponevano alla morte, sperando di risorgere con miglior mercato in altri corpi. Alcuni Greci1 diedero ai Daci il nome di Geti e Goti; e veramente si truovano confusi presso gli antichi scrittori i nomi delle barbare nazioni. Quel che è certo, capitano di essi Daci era allora Decebalo, uomo di rara maestria ed accortezza nel mestier della guerra. E questi, se crediamo a Giordano2 scrittore de’ tempi di Giustiniano Augusto, mossi dall’avarizia di Domiziano, rotta l’alleanza che aveano con Roma, passarono il Danubio, e cacciarono da quelle ripe i presidii romani3. Appio Sabino, che il cardinal Noris4 crede più tosto appellato Cajo Oppio Sabino, personaggio stato già console, e governatore allora probabilmente della Mesia, marciò colle sue forze contra di que’ Barbari, ma ne rimase sconfitto, ed egli ebbe tagliata la testa5. A questa vittoria tenne dietro il saccheggio del paese, e la presa di molti villaggi e [p. 340]castella. Giunte a Roma queste dolorose nuove, si vide Domiziano in certa guisa necessitato ad accorrere colà per fermare questo rovinoso torrente. In qual anno egli la prima volta v’andasse (perchè due volte v’andò) non si può decidere. Sarà permesso a me di riserbarne a parlar nell’anno susseguente. Dei Nasamoni, popoli dell’Africa di sopra nominati da Eusebio, noi sappiamo da Zonara6, che, a cagion delle eccessive imposte, si sollevarono contro ai Romani e diedero una rotta a Flacco governator della Numidia. Ma essendosi coloro perduti dietro a votar molti barili di vino, che trovarono nel campo dei vinti, Flacco fu loro addosso, e ne fece un gran macello. Domiziano, gloriandosi delle imprese altrui, nel senato espose d’aver annientati i Nasamoni.


Anno di Cristo LXXXVIII. Indizione I.
Anacleto papa 6.
Domiziano imperadore 8.


Consoli


Flavio Domiziano Augusto per la quattordicesima volta, e Lucio Minucio Rufo.


Minicio e non Minucio è appellato questo console in una iscrizione da me7 data alla luce. Nobil famiglia era anche la Minucia. Derisa fu l’avidità di Domiziano (l’avea preceduto coll’esempio Vespasiano suo padre) da Ausonio8 e da altri, nel continuare per tanti anni il consolato nella sua persona, quasichè invidiasse agli altri un tale onore. Arrivò egli ad essere console diecisette volte: il che niuno de’ suoi predecessori avea mai fatto, amando essi di veder compartita anche ad altri questa onorevolezza. Osservò nondimeno Svetonio9, che Domiziano non esercitava poi la funzione di console, lasciandone il peso al

  1. Dio., lib. 67.
  2. Jordan., de Rebus Geticis, cap. 12.
  3. Sueton. in Domitiano, cap. 6.
  4. Noris Epist. Consulari.
  5. Eutrop. Histor.
  6. Zonara in Annal.
  7. Thesaurus Novus Iscription. p. 314, n. 1.
  8. Ausonius in Panegyr.
  9. Sueton. in Domitian., cap. 13.