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397 ANNALI D'ITALIA, ANNO CIV. 398

involto questo punto di storia e cronologia. Aveva Trajano trovato nelle parti della Dacia Dione Grisostomo, eloquentissimo oratore e filosofo greco, di cui restano tuttavia le orazioni. Seco il condusse a Roma, e tale stima ne mostrò, che, se dice il vero Filostrato1, nel suo stesso carro trionfale il volle presso di sè, con volgersi di tanto in tanto a lui per parlargli e far conoscere al pubblico quanto l’apprezzasse. Al trionfo tenne dietro un combattimento pubblico di gladiatori, e un divertimento di ballerini che Trajano, dopo averli due anni prima cacciati di Roma, ripigliò, dilettandosi dei loro giuochi, e sopra gli altri amando Pilade uno di essi. Ma s’egli talvolta si ricreava con tali spettacoli, ciò non pregiudicava punto agli affari; e massimamente s’applicava il vigilante imperadore all’amministrazione della giustizia. Una bellissima villa era posseduta da Trajano a Centocelle, oggidì Cività Vecchia, dove egli andava talvolta a villeggiare, con attendere anche ivi alla spedizion delle cause e liti più rilevanti. Plinio2 scrive d’essere stato chiamato a quel delizioso soggiorno (probabilmente in quest’anno) per assistere ad alcuni giudizii ch’egli descrive. Fra gli altri era accusato Euritmo, liberto e procurator di Trajano, di aver falsificati in parte i codicilli di Giulio Tirone, i cui eredi alla presenza di Trajano pareva che non si attentassero a proseguir la causa, trattandosi di un uffizial di casa del principe. Fece lor animo il giusto principe, con dire: Eh che colui non è Policleto (liberto favorito di Nerone) nè io son Nerone. Abbiamo dal medesimo Plinio, che Trajano in questi tempi facea fabbricare un porto vastissimo a foggia di un anfiteatro. Già era compiuto il braccio sinistro, si lavorava al destro, e vi si andavano conducendo per mare grossissimi sassi. Tolomeo3 parla del[p. 398] porto di Trajano, lo stesso che oggidì Cività Vecchia; e Rutilio nel suo Itinerario ne fece la descrizione4.


Anno di Cristo CIV. Indizione II.
Evaristo papa 9.
Trajano imperadore 7.


Consoli


Lucio Licinio Sura per la terza volta, e Publio Orazio Marcello.


Il cardinal Noris, il Fabretti e il Mezzabarba stimarono che questi fossero i consoli dell’anno precedente, e che nel presente Trajano Augusto per la quinta volta, insieme, con Appio Massimo, amministrassero il consolato. Finchè si possa meglio chiarir questo punto, io seguito gli antichi Fasti, abbracciati in ciò anche dal Panvinio, dal Pagi, dal Tillemont e da altri. Disputa ancora c’è intorno al primo d’essi consoli, credendo alcuni ch’egli sia stato non già Sura, ma Suburrano. Sarebbe da desiderare qualche marmo che decidesse la quistione. Uno dei più riguardevoli amici di Trajano fu il suddetto Orazio Marcello. Le conghietture dei migliori letterati concorrono5 a persuaderci, che in quest’anno prendesse origine la seconda guerra dacica. Non sapea digerir Decebalo la pace fatta con Trajano, perchè comperata con troppo dure condizioni; e però subito che si vide rimesso in arnese, cominciò delle novità, e a chiedere un nuovo accordo, lamentandosi specialmente, che molti dei suoi sudditi passavano al servigio dei Romani. Perchè nulla potè ottenere, determinò di venir di bel nuovo all’armi6. Diedesi dunque a far gente, a fortificar i suoi luoghi, ad accogliere i disertori romani, e a sollecitare i circonvicini popoli, acciocchè entrassero seco in lega, per timore, diceva egli, che un dietro l’altro non rimanessero oppressi dall’armi romane.

  1. Philostratus, in Sophist.
  2. Plinius, lib. 4, epist. 31.
  3. Ptolomaeus Geograph.
  4. Rutilius, in Itinerar.
  5. Loydius, Pagius, Tillemont et alii.
  6. Dio., lib. 68.