Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/404

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ripreso Macrino per aver creato senatore, collega nel consolato e prefetto di Roma Advento, uomo già soldato gregario, poscia corriere e, poco fa, procuratore. In vigore di due iscrizioni, da me1871 altrove pubblicate, è sembrato a me più verisimile il suo nome Oclatino che Coclatino. Almen dubbioso, se non falso, parimente sembra che Macrino fosse chiamato console per la seconda volta, come giudicò il Relando. Ci sono medaglie1872 che il nominano solamente console in quest’anno; però è da vedere se legittime sieno l’altre che ci rappresentano il secondo suo consolato. Passò Macrino Augusto il verno in Antiochia, ma senza prender ben le sue misure per assodar la sua fortuna sul trono. Era desiderato, era sollecitato a venirsene a Roma, dove, non ostante i difetti della sua nascita, si era conceputa non lieve stima ed amore per lui, sapendo ch’era uomo di genio moderato ed inclinato alla giustizia e a far del bene. Fallò egli non poco1873 col perdersi tanto nelle delizie di Antiochia1874. Ad errore ancora gli fu attribuito l’aver lasciato troppo tempo unita l’armata senza dividerla, e senza mandare i differenti corpi alle loro provincie, giacchè più non si parlava di guerra. Oltre a ciò, in vece di studiar la maniera di farsi amare, affettava una aria di gravità e di altura non convenevole a chi era salito tant’alto dal basso; nè si mostrava assai cortese verso i soldati. Capitolino1875, che unì tutto quel che seppe per iscreditare la di lui memoria, cel rappresenta crudele anche nello stesso far la giustizia, e troppo rigoroso nell’esigere la militar disciplina. Diedesi inoltre a far degli eccessi di gola, e divertirsi nei teatri, e dar poche udienze. Può essere che tale storico alterasse la verità in più d’un capo. Oltre di che, Lampridio1876 scrive che Elagabalo fece dire dagli storici d’allora quanto male mai seppe di esso Macrino. Tuttavia, per attestato di Dione1877, noi sappiamo che esso Macrino conferiva i magistrati a persone inabili ed indegne, e che le sue parole, al pari dei fatti, non mostravano ch’egli avesse mai testa e spalle per sostener con decoro e con utile del pubblico una sì gran dignità. Ma quello che finalmente diede il tracollo alla di lui fortuna, fu che, a riserva de’ pretoriani, il resto dell’armata, la quale mal volentieri aveva accettato dalle mani di essi pretoriani questo nuovo Augusto, sempre più si andò alienando da lui; perchè osservava in Macrino uno spietato rigore nel voler rimettere l’antica disciplina nelle truppe, costringendoli ad alloggiar sotto le tende anche nel verno, e sì perchè non cadevano più le frequenti rugiade di regali, usate verso di loro dal prodigo Caracalla; ed aveva anche preso piede il sospetto ch’egli avesse tolto dal mondo quell’Augusto loro sì caro. Con questo cuor guasto andavano fra loro sparlando di Macrino, e trapelava dalle parole della maggior parte d’essi una inclinazione a ribellarsi. Solamente mancava chi alzasse il dito e si facesse capo; ma questo tale non tardò a presentarsi. Ebbe Giulia Domna Augusta, madre di Caracalla, Soriana, siccome già vedemmo, di nazione, una sorella in quelle parti, appellata Giulia Mesa, da cui erano nate due figliuole, l’una Giulia Soemia, e l’altra Giulia1878 Mammea1879. Fu maritata la prima di esse con Vario Marcello, la seconda con Genesio Marziano, amendue ricchi signori in Soria, e già mancati di vita. Giulia Mesa, che tuttavia era in buona età, stando in addietro alla corte in compagnia di Giulia Augusta sua sorella, vi aveva ammassata