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23 ANNALI D'ITALIA, ANNO VII. 24

imperio, ed unite alla Siria o sia alla Soria, e cominciarono ad essere governate dagli ufiziali dell’imperadore: cosa dianzi desiderata dagli stessi Giudei, perchè troppo aggravati dai propri re, speravano essi miglior trattamento dai ministri imperiali. Così cessò lo scettro di Giuda, siccome avea predetto Giacobbe1, nella venuta del divino Salvatore del mondo. Il padre Pagi mette all’anno seguente la caduta di Archelao. Dione ne parla sotto il presente.


Anno di Cristo vii. Indizione x.
Cesare Augusto imper. 51.


Consoli


Aulio Licinio Nerva Siliano e Quinto Cecilio Metello Cretico Silano.


Che il secondo di questi consoli usasse il cognome di Silano, l’hanno dedotto gli eruditi dal trovarsi Cretico Silano proconsole della Siria nell’anno di Cristo 16. Se ciò sussista, nol so. Da un antico marmo ancora ricavarono il Sigonio e il Panvinio che nelle calende di luglio ai suddetti consoli ne furono sostituiti due altri, cioè Publio Cornelio Lentulo Scipione e Tito Quinzio Crispino Valeriano. Procedeva assai lentamente la guerra nella Dalmazia e Pannonia, ed andavano a terminar tutte le prodezze dell’una e dell’altra parte in saccheggi ed incendii2. Niuna cosa stava più a cuore di Tiberio che il non esporre a rischio i suoi soldati, parendogli troppo cara anche una vittoria, quando si avesse a comperar colla vita di molti de’ suoi. Ma non piaceva ad Augusto una sì melensa maniera di guerreggiare; e dubitando egli che Tiberio non si curasse di finir que’ romori, per poter più lungamente godere del comando dell’armi: mandò colà con un copioso rinforzo di genti Germanico Cesare, nipote d’esso Tiberio, e figliuolo di lui per adozione, giovane amatissimo dai soldati[p. 24] per la memoria del valoroso suo padre Claudio Druso. Non vi spedì Agrippa Cesare, figliuolo di Giulia sua figlia, perchè, siccome accennai, trovatolo di sregolati costumi, in quest’anno il relegò nell’isola Pianosa vicina alla Corsica. Le imprese fatte da Tiberio e Germanico in questa campagna furono di poca conseguenza. Vero è che i due Batoni, iti ad assalire gli alloggiamenti romani, furono con loro perdita respinti, e che Germanico recò dei gravi danni ai Mazei e ad altri popoli della Dalmazia; ma altro ci volea che questa, per ridurre al dovere quelle feroci nazioni. Anche Marco Lepido, tenente generale di Tiberio, s’acquistò grande onore, e meritò gli ornamenti trionfali, per essere venuto ad unirsi con lui, aver tagliati a pezzi molti dei nemici che se gli opposero nel viaggio, ed aver dato il sacco ad un gran tratto del loro paese.

Era stato inviato da Augusto per governatore nella Siria nell’anno precedente Publio Sulpicio Quirinio, personaggio illustre, e stato console nell’anno dodicesimo prima dell’Era volgare. Perchè la Giudea ridotta in provincia romana, per la caduta di Archelao di sopra accennata, dipendeva allora dalla Siria, Quirinio ebbe ordine di portarsi colà, per confiscare i beni d’esso Archelao, e per fare il censo, o sia la descrizion delle persone abitanti nella Giudea, e l’estimo delle facoltà d’ognuno3. V’andò egli nell’anno presente, ed eseguì puntualmente il suo impiego, ma non senza assaissimi lamenti de’ Giudei, a’ quali parea una specie di schiavitù una tal novità. Nè mancarono sedizioni in quel popolo, e copiosi ammazzamenti e saccheggi per questo. Il suddetto Quirinio altri non fu che quel medesimo che in san Luca4 vien appellato Cirino, ed ebbe l’incumbenza di fare il censo nella Giudea allorchè venne alla luce del mondo Cristo Signor nostro. Indubitata cosa è che non può parlare il santo Evangelista del censo fatto in quest’anno

  1. Genes., cap. 49, v. 10.
  2. Dio, lib. 55. Vellejus, lib. 3.
  3. Joseph, Antiq. lib. 17.
  4. S. Lucas in Evang., cap. 2.