Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/437

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tredici anni ed alquanti giorni o pur mesi d’imperio. A me non convien di entrare in sì fatte dispute, bastando al lettore d’intendere ciò che più importa al filo della storia. Intanto le ammirabili cose da noi udite di questo novello Alessandro, tanto più degne di stupore e di lode, quanto che operate da un sì giovinetto Augusto, in cui lo stesso Erodiano, che pur gli è poco favorevole, altro non seppe trovar di difetto, se non la troppa dipendenza da sua madre, ci han già fatto detestare l’esecrabil azione di Massimino, o pure di que’ barbari soldati che gli tolsero la vita contra tutte le leggi umane e divine, e ci danno a conoscere qual grave perdita fecero in lui il senato e popolo romano, e tutte le provincie del romano imperio. Un fulmine, che scoppiasse contra di ognuno, parve l’avviso della sua morte. Se ne mostrò dolente, in apparenza, fin lo stesso Massimino, e volle che nella Gallia gli fosse alzato un magnifico monumento2017. Più riguardevole fu l’altro che il senato gli fece fabbricare in Roma, dove furono portate le sue ceneri, e dove non mancarono nè a lui nè a Mammea sua madre gli onori divini, coll’assegno di alcuni sacerdoti: e gran tempo durò in Roma la festa nel dì natalizio di lui e di sua madre. Gli stessi soldati, e fin quelli ch’egli avea cassati in Soria, tagliarono poscia a pezzi quegli assassini che si erano bagnate le mani nel di lui sangue: segno che non lo aveano abbandonato, come vuole Erodiano, ma che improvvisa dovette essere l’uccisione di lui. Fu da molti scritta la vita di questo insigne Augusto; e Lampridio cita quella di Settimio, Acolio ed Encolpo, che oggidì perdute, servirono a lui da scorta per tramandarci le notizie che abbiamo di esso imperadore. Verisimilmente, se non si fossero perduti tanti libri della storia nobilissima di Dione Cassio, sebben presso Sifilino egli poco parla delle azioni di Alessandro, noi avremmo qualche altro lume del suo governo: governo incomparabile, perchè, oltre all’esser egli stato di gran mente e di ottima intenzione, volle sempre nel suo consiglio i più saggi, i più giusti e disinteressati senatori e giureconsulti che allora si trovassero. Ma a questo adorabil regnante, degno di lunghissima vita, succedette Massimino di carattere tutto contrario, dedito solamente alla crudeltà, e, fuorchè dai soldati, universalmente odiato ed abborrito qual manigoldo del migliore di tutti i principi. Da che costui, tolto di mezzo il buon Alessandro, fu proclamato Imperadore, partecipò al senato l’elezione sua. Bisognò approvarla, perchè non si potea di meno, avendo egli dalla sua le forze maggiori del romano imperio. Non sappiamo se da sè o pure se per decreto del senato egli prendesse la podestà tribunizia e il titolo di padre della patria, che non fu mai sì indegnamente impiegato che questa fiata. E se immenso fu il dolore de’ Romani e degli altri popoli, perchè privati di un ottimo Augusto, questo molto più crebbe, perchè un uomo pessimo a lui succedeva, il quale dal secolo d’oro fece in breve passare ad un secolo di ferro l’imperio romano. Ma l’ambizione, che cotanto lo acciecò, siccome vedremo, ebbe dopo tre anni il meritato supplizio. Chi fosse Massimino, e quale nella privata fortuna, mi riserbo io di esporlo all’anno seguente. Nel presente trovandosi san Ponziano papa in esilio2018 per la fede di Gesù Cristo, gloriosamente compiè il suo pontificato, ed in vece sua fu eletto Antero, e posto nella sedia di san Pietro.