Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/443

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suo figliuolo, che da alcuni vien creduto chiamato Marco Antonino, s’inviò a Cartagine, dove fu solennemente riconosciuto Imperadore. Fra le ragioni che muovono me a credere succeduta in quest’anno la di lui assunzione al trono, a me par decisiva quella di Erodiano2049, che asserisce accaduta tal novità terminato l’anno terzo dell’imperio di Massimino; il che solamente accadde nel presente anno. Fu ben di parere il padre Pagi2050 che tal frase si abbia da intendere mentre correva il terzo anno di Massimino; ma conveniva recar esempli chiari comprovanti il suo assunto: il che egli non ha fatto. Secondo la comune significazione, Erodiano parla di un terzo anno finito, e non già cominciato o corrente. Furono dagli Africani abbattute le statue di Massimino, ed alzate quelle de’ due Gordiani Augusti, i quali furono e son tuttavia chiamati Africani. Spedirono essi immediatamente a Roma un’ambasciata. Non so se fra gli ambasciatori si trovasse Valeriano, uno de’ primarii senatori, che fu poi imperadore, o pure s’egli fu quello che accolse in Roma quegli ambasciatori. Esponevano essi quanto era succeduto, e pregavano il senato di confermar la loro elezione2051. Nel tempio de’ Castori raunato il senato nel dì 27 di maggio, furono lette le lettere dei Gordiani da Giunio Sillano console, sostituito insieme con Gallicano nel presente anno, e non già nel precedente, ai due consoli ordinarii. Con sonore acclamazioni riconosciuti furono Imperadori essi due Gordiani, e dichiarato nemico pubblico Massimino col figliuolo. Prima nondimeno di divolgar le lettere, e di tener la suddetta assemblea, finto fu che venissero spediti da Massimino alcuni sgherri a Vitaliano prefetto del pretorio, uomo crudelissimo, con lettere ed ordine di dirgli a bocca in segreto cose d’importanza. Ammessi costoro nel di lui gabinetto, mentre egli osservava i sigilli delle lettere, lo ammazzarono, con far poi credere ai soldati, ciò essere stato comandamento di Massimino, solito a far di questi servigi a’ suoi ministri. Renduto poi pubblico il decreto del senato, e sparsa voce fra il popolo che Massimino era stato ucciso, che i Gordiani promettano un gran congiario alla plebe e un suntuoso donativo ai soldati, si levò esso popolo a rumore, abbattè le statue e le immagini di Massimino, e scaricò il suo furore addosso a varii suoi uffiziali ed amici, e specialmente infierì2052 contro le spie e gli accusatori che si baldanzosamente esercitavano in addietro l’infame lor mestiere. Molti innocenti ancora vi perirono; e perchè Sabino, prefetto di Roma, volle mettervi freno, restò anch’egli ucciso. Diede poscia il senato incumbenza a venti senatori, già stati consoli, di andar a difendere i confini dell’Italia contro gli sforzi che potesse far Massimino. Scrissero a tutte le provincie, anche fuori d’Italia, esortando ognuno di prender l’armi in favor de’ Gordiani e contra di Massimino. I più ubbidirono; altri per paura se ne guardarono, ed uccisero o mandarono a Massimino i messi del senato. Appena la novità dell’Africa accadde, che per corrieri espressi ne fu portato il doloroso avviso a Massimino2053. Sopraggiunse poi l’altra di quanto era accaduto in Roma. Allora uscì così fattamente in ismanie quel fiero Augusto, con dar del capo nelle pareti, gittarsi in terra, stracciarsi le vesti, imbrandire la spada, come se volesse uccidere il senato: che non più uomo, ma un forsennato, una bestia parea. Se non usciva di là suo figliuolo, fu creduto che gli avrebbe cavato gli occhi, tanto era infuriato anche contra di lui, perchè sul principio del suo governo volle mandarlo a Roma, ed egli, per l’amore