Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/568

Da Wikisource.

mancando di vita Costanzo, di poter dar a Licinio, suo gran favorito, il titolo e la dignità augustale, tagliando fuori i figli di esso Costanzo, per aver solamente delle creature sue e da sè dipendenti nel governo; e col tempo di crear anche Severo Augusto, e Cesare Candidiano suo bastardo, adottato da Valeria Augusta sua consorte; con disegno finalmente, dopo aver regnato quanto a lui piacesse, di rinunziare l’imperio, come aveano fatto Diocleziano e Massimiano, per passare gli ultimi anni di sua vita quieto in onorato ritiro. E perchè la morte di Costanzo arrivò molto prima de’ suoi conti, e saltò su Costantino, da tali avvenimenti rimasero sconcertate tutte le di lui misure. Accomodossi bensì Costantino, siccome dissi, ai voleri di Galerio, col prendere il solo titolo di Cesare; ma Galerio, per serrare a lui il passo alla dignità augustale, giacchè non vi doveano essere se non due Augusti, secondo il regolamento fatto da Diocleziano, da lì a non molto dichiarò Severo Imperadore Augusto, mostrando di farlo, perchè questi era maggiore d’età e più anziano nella dignità cesarea che Costantino. E fin qui camminarono con quiete gli affari, e da Galerio dipendevano tutti gli altri principi. Ma non tardò la mutazion delle cose, per i costumi ed atti tirannici di Galerio stesso. Ne abbiamo la descrizion da Lattanzio2932. Allorchè egli vinse i Persiani, imparò che que’ popoli erano schiavi dei re loro; e però anche a lui saltò in testa di valersi di quel modello per ridurre i Romani alla medesima servitù, ed opprimere la lor libertà. Toglieva a suo capriccio i posti e gli onori alle persone, e tutto dì sfoggiava in nuove invenzioni di crudeltà, con adoperarle prima contro i Cristiani, e stendendole poi ad ogni sorta di persone, e a’ suoi cortigiani stessi. Le croci, il bruciar vive le persone, il farle divorar dalle fiere (al qual uso teneva spezialmente dei grossissimi e ferocissimi orsi) erano divenuti spettacoli d’ogni giorno, presente lo stesso Galerio, che ne rideva, nè voleva mettersi a tavola senza aver prima pasciuti gli occhi coll’orribil morte d’alcuno. Le carceri, gli esilii, i metalli, il taglio della testa parevano a lui pene troppo lievi. Erano prese ancora e condotte nel Serraglio di lui le matrone nobili. Oltre a ciò, la giustizia andò in bando, perchè egli o facea morire, o cacciava in esilio gli avvocati e legisti, e per giudici erano elette persone militari, che nulla sapeano delle leggi, e si mandavano senza assessori nelle provincie. Per incorrere nell’odio suo bastava essere letterato o professor d’eloquenza. In somma tutto era confusione, e l’iniquità sola regnava. A questi malanni s’aggiunse l’immensa avidità e violenza di Galerio per far danari. Furono messe intollerabili imposte per tutte le provincie dell’imperio; ed esatte con incredibil rigore sopra le teste degli uomini e degli animali, sopra le terre, gli alberi e le viti. Nè infermi, nè vecchi, nè età alcuna andava da questo torchio esente. Perchè i poveri non poteano pagare, col pretesto che fosse finta la loro impotenza, una gran quantità di essi ne fece annegare. Ma in fine la mano di Dio cominciò ad apparire anche contra di questo nemico, non solo del popolo cristiano, ma di tutto il genere umano, siccome era avvenuto agli altri due Augusti persecutori del Cristianesimo. Accadde che Galerio si mise in punto per istendere quelle sue gravissime imposte alla medesima città di Roma, senza far caso de’ privilegii e della esenzion del popolo romano; ed avea già inviate persone per informarsi del numero e dei beni di quei cittadini. A simili aggravii non era avvezzo il popolo romano, siccome quello che fin qui avea ritenuta qualche figura di padrone e non di servo; e però insorsero in Roma non pochi lamenti e principii di sedizione, dei quali seppe ben profittare Massenzio figliuolo di Massimiano Erculio imperadore deposto. Costui si truova nelle antiche monete2933 appellato