Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/613

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molti ancora de’ ministri ed uffiziali di Licinio, principali in addietro persecutori dei cristiani, fosse reciso il capo, non dimenticò di dirlo Eusebio3216. Per tali vittorie in pochissimo tempo tutte le provincie romane dell’Oriente coll’Egitto vennero all’ubbidienza di Costantino: con che l’antico romano imperio, dopo tante divisioni e vicende, si vide totalmente riunito sotto la signoria di un solo Augusto. E tutto ciò nell’anno presente 323, giacchè non pare sussistente l’opinione del Pagi3217, che vuol cominciata in questo e terminata nell’anno seguente la guerra suddetta. Che i popoli dell’Oriente, liberati dal pesante giogo di Licinio, si rallegrassero di tal mutazione, e che anche i pagani romani giubilassero al mirar saldate tante piaghe del loro imperio, si può facilmente immaginare. Ma non è già l’esprimere la allegrezza degl’innumerabili cristiani, sparsi per tutte le terre d’esso imperio, in vedere vittoriosa la Croce di tanti suoi nemici, e divenuto padrone di sì vasta monarchia un adoratore della medesima. Nè già tardò Costantino a liberar dalle carceri, a richiamar dall’esilio e dai metalli, e a rimettere in possesso dei lor beni, tanti d’essi cristiani che aveane provata la persecuzion di Licinio. Ed a coloro che, per esser seguaci di Cristo, era stato tolto il cingolo militare, fu permesso il rientrar, se volevano, nell’onore della milizia. Intorno a questi tempi venne a mettersi sotto la protezione dell’Augusto Costantino, Ormisda figlio primogenito di Ormisda II, re della Persia. Zosimo3218 è quello che ci ha conservati gli avvenimenti di questo principe. Perchè nel giorno natalizio del re suo padre i grandi non gli fecero quell’onore che era dovuto ad un principe ereditario, il giovane si lasciò scappar di bocca, che se arrivava alla corona, voleva far loro provare le sorte di Marsia. Non intesero quei magnati allora che volesse ciò dire; ma informati dipoi da un Persiano stato nella Frigia, significar ciò che sarebbono scorticati vivi, se la legarono al dito. Venuto dunque a morte il re suo padre, quando Ormisda si pensava di succedergli, scoppiò la congiura de’ grandi, che lui preso confinarono in un castello, con crear poscia re Sapore, suo fratello minore. Questi, se vogliam credere ad Agatia3219, non era per anche nato; ma perchè la regina si trovava incinta, e i magi predicevano che nascerebbe un maschio, i Persiani misero la tiara, ossia la corona sul ventre della madre, che in fatti partorì un fanciullo. Ma dopo qualche tempo l’industriosa moglie d’Ormisda trovò la maniera di liberarlo, inviandogli, per mezzo di un fidato eunuco, un grosso pesce, nel cui ventre stava nascosa una lima, e facendogli sapere di mangiarne, allorchè niun fosse presente, e di valersi del ventre di quel pesce. Nello stesso tempo inviò gran copia di vivande e di vini ai guardiani delle carceri, i quali abborracchiati ben bene, ne rimasero tutti ubbriachi. Allora il prigioniero Ormisda, aperto il pesce e trovata la lima, segò i ceppi, e per mezzo de’ balordi custodi uscì fuori, e si rifugiò nella Armenia. Quivi fu ben ricevuto da quel re suo amico, e con una scorta inviato a Costantino, che l’accolse con onore, e trattollo sempre da par suo colla moglie, a lui, secondo Zonara3220, rimandata dai Persiani. Ma Costantino niun altro impegno volle mai prendere in favore di lui. Attesta Ammiano3221 che in molta considerazione fu esso Ormisda anche sotto Costanzo Augusto per la sua saviezza. Allorchè esso Costanzo, nell’anno di Cristo 356, fu a Roma, in osservare la mirabil piazza di Traiano, e la suntuosa statua a cavallo del medesimo Augusto, disse ad Ormisda, di voler