Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/624

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Era egli negli anni addietro, siccome sommamente vago di gloria, invogliato di fabbricare una città, per imporle il suo nome, ed eternar con ciò maggiormente la sua memoria nei secoli avvenire. Pensava ancora di stabilir ivi la sua residenza, facendo di quella città una nuova Roma, che gareggiasse in grandezza ed ornamenti colla vecchia. Pretende Zosimo3294 che egli a ciò s’inducesse, perchè mal soddisfatto del popolo romano, da cui era stato caricato di maledizioni l’ultima volta che egli fu a Roma, a cagion della religione mutata. Non è questo improbabile, dacchè sappiamo che dalla nuova città egli escluse ogni reliquia di paganesimo: il che non gli sarebbe con egual facilità e quiete riuscito nell’antica Roma. Fosse questo il motivo, o pure il desiderio della gloria, e di divertire i suoi pensieri in tempo di pace, che gl’ispirasse tal disegno, certissimo è aver egli a tutta prima scelto un sito sulla costa dell’Asia in vicinanza della già distrutta città di Troia, per fabbricarvi la novella sua città, e che v’impiegò assai tempo ed operarii ad alzarne le mura e le porte. Ma nell’andar egli soggiornando in quelle vicinanze, meglio di quel che avesse fatto in addietro, adocchiò, e ravvisò la mirabil situazione dell’antica città di Bisanzio, e quivi determinò di far la sua reggia; e lasciato andare l’incominciato lavoro, tutto si diede ad accrescere e rinnovare quest’altro luogo. Chiunque anche oggidì osserva Costantinopoli, confessa non potersi trovare un sito più bello, più delizioso e più comodo di quello sulla terra, perchè posta quella città sotto moderato clima sul fin dell’Europa in un promontorio, e in faccia alla vicina Asia, col mare che le bacia le mura, con porto capacissimo di navi, con fertili campagne, e frapposta a due mari, ciascun dei quali può facilmente mantenere in essa l’abbondanza. Quivi dunque tutto si diede l’Augusto Costantino a fabbricare, con aprire gli scrigni ed impiegar largamente i suoi tesori in quell’impresa, con ritenere il meglio del vecchio Bisanzio, ed accrescere a meraviglia il circuito delle sue mura. Gli autori greci3295, siccome si può vedere nella descrizion di Costantinopoli cristiana, che abbiamo dall’erudita penna del Du-Cange, contano maraviglie, avvenimenti soprannaturali, ed anche favolosi, della fondazione di questa città. Non convenendo all’assunto mio l’entrare in sì fatto argomento, a me basterà di dire che le nuove mura abbracciarono un gran sito, entro il quale egli fece edificare un superbo imperial palagio, con altri assaissimi per i suoi cortigiani ed uffiziali, belle strade e case, piazze non inferiori in bellezza a quelle di Roma, circhi, statue, fontane, terme, portici suntuosi sostenuti da più file di colonne di marmo: in una parola, si studiò egli di formare una città che in fabbriche ed ornamenti potesse competere con quella di Roma che era la maraviglia delle città. E per maggiormente abbellirla, non si mise scrupolo di spogliar l’altre città, per asportar colà le cose più rare, senza neppur eccettuare quella di Roma. Chi leggesse la storia sola di Zosimo3296, crederebbe che Costantino in questa nuova città avesse eretti templi ai falsi dii, ed onorate le statue loro. Ma Eusebio3297, che scrive le cose de’ suoi dì, ed altri antichi scrittori3298 ci assicurano che egli unicamente vi fabbricò delle magnifiche chiese, fra le quali mirabil poscia fu quella de’ Santi Apostoli, oltre a varii oratorii in memoria de’ martiri, e che in quella città non soffrì alcun tempio de’ gentili, nè che le statue de’ loro dii si onorassero ne’ templi. Quelle che v’erano, o che furono portate altronde colà, servivano solamente per ornamento della città, e non per ricevere culto dai pagani. Però di là fu estirpata l’idolatria,