Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/71

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vato.L’intento riuscì al vescovo nostro felicemente, avendo obbligato Drudo Marcellino, podestà di Verona, in nome di tutti gli interessati, a promettergli che Odorico d’Arco nulla esigerebbe per l’avvenire di detto dazio, finchè la causa non fosse giudicata nella curia del vescovo, di cui egli era vassallo; colla rimessa di tutte le ostilità, danni e saccheggi sofferti dai soldati vescovili 1.

Nello stesso anno fu terminata la lite vertente tra la Comunità di Trento e quella di Fajo, per l’affitto annuo di certa quantità di formaggio, che gli uomini di Fajo aveano a livello sul monte di Gaza; essendo stato deciso che il suddetto formaggio fosse per l’avvenire contribuito alla credenza del vescovo 2.

Indefesso a promuovere i vantaggi della sua chiesa, il vescovo Corrado ricuperò non pochi castelli e terre e diritti ai predecessori suoi con male arti usurpati; perlochè crebbe a tanta riputazione, che dal papa Innocenzo III fu giudicato attissimo a rintegrare anco altre chiese spogliate. Lo delegò ad adoperarsi affinchè alcuni cittadini di Treviso restituissero ad essa chiesa alcuni feudi ecclesiastici indebitamente alienati; e il vescovo nostro seppe condurre la cosa a buon termine3.

Ai tempi del vescovo Corrado fioriva un arcidiacono di Trento, al quale San Tommaso d’Aquino in-

  1. Bonelli, Notizie istor. crit. della Chiesa di Trento, Vol. II, pag. 510.
  2. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 196.
  3. Pincio, a Prato, Decretales Innocentii III.