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Libro Decimoquarto. 379

Alcuni de soldati per provocare gli Francesi à battaglia, gli diceano milla vituperij, gli caricavano d’ignominie, gli trattavano da codardi, dicevano esser cosa vituperosa, che veri soldati stijno, à guisa di conigli, e vil greggie di pecore serati, frà gli ripari nascosti, e solo frà le mura sapersi diffendere.

La virtù (dicevano) non si scopre se non in campo aperto, bisogna combattere da vicino all’aperta, non frà le trincere rinchiusi, si devon oppore à nemici gli scudi, non i muri. Ove è il vostro valore? Eh non sete veri soldati, non temono questi, ma si espongono à chiunque volle seco combatere. Sù uscite valorosi, mostrate la vostra antica virtù, fuori alla battaglia, fatte pompa della vostra franchigine, vi sfidiamo, ove è quella antica intrepidezza? se sarete veri Franchi uscirete, desideriamo provare s’è vera la fama di voi sparsa. Bisogna finir la guerra con l’armi in mano, fà di mestiere il combattere: Avanti però veniate di zuffa, prendete il consiglio dal vostro Re, vi saprà dire che sijno gl’Imperiali, perche lo facessimo preggione sotto Pavia. Hà voluto superar Cesare l’Alpi, & venir in Francia, per provare in battaglia se sij tanta la ferocità Francese, quanta ce la dipinge la fama, e quanta essi, mentre son in casa loro la predicano: Procurino di nuovo, & conoschino meglio contra quali armate habbino da combatere, facin scielta delle più brave lor compagnie, che parimente faremo noi il simile, s’azzufino queste assieme, indi potrano à pieno scorgere nella virtù delli Imperiali, che cosa si possa sperare dalli lor reggimenti.

Non sparmiavano finalmente à cotumelie, e vituperij per alterar gli animi nemici, è provocargli à battaglia. Hebbero in quella fiata la patienza di Socrate, non sò, attesa la lor natura, come puotero contenersi. Havrebbon volsuto con la lor solita furia assaltare, e dar à dosso alli Cesariani, arrabbiavano inviperiti per non poter uscire al cimento, ritenuti dal comando Reale. [Guerra difficile.] Andava saggiamente il Re tirando il lungo la giornata, è così d’un giorno all’altro differendo, pretendeva stancar l’inimico, è travagliarlo con la fame, perche gl’era d’ogni intorno chiusa la strada, per le cose necessarie, potendosi da una sol parte condure gli viveri, e quelli anche assai scarsi per un Esercito tanto numeroso, il formento era poco, si che eran costretti mangiar biscotto, di questo manco havendone à sufficienza, & alcuni frutti, che ne arbori ritrovavano immaturi.

Vedendo l’Imperiali, che niuno si preparava all’uscita, & che