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TIS — 1035 — TOD


Tistificari. V. testificari.

Tistimoniu. V. testimoniu e simili.

Tistinu. V. testinu.

Tistirina. V. tistera.

Tistotta. V. tistetta.

Tistudda. dim. di testa, ma s’intende di quella d’agnello, capretto ecc., staccata: testicciuola.

Tistùina. V. tartuca.

Tistuna. accr. di testa: testona.

Tistuneddu. dim. di tistuni.

Tistuni. accr. di testa: testone.

Tistuta. V. testagrossa.

Tistutu, V. tistatura.

Tistuzza. dim. di testa: testina, testolina, capina. || Per tistudda V. || – nica! si dice a uomo di poco cervello: testuccia! capacchiolo!

Tisu. add. Disteso, diritto: teso. || Detto di occhi, furbi. || Si dice ad uomo sano, svelto. || Non addormentato: sveglio. || tisu tisu, di chi cammina colla persona ben dritta: impettorito. || Vale anche, petulantemente. || Difilato. || tisu comu un fusu: dritto come un fuso.

Tisuliddu. dim. Rittino.

Tisuni. accr. di tisu.

Titì. s. pl. Così chiamano con nome generico ogni coserella che diasi a bambini per baloccarsi: gingillo, nìnnolo (Capuana).

Titibbubbu. V. pipituni, sorta d’uccello (Mal.).

Titicari. V. tillicari.

Titiddu. s. m. Dicesi per vezzo il capezzolo: zèzzolo (Vinci dal Gr. τιθτός: mammella).

Titillamentu. V. tillicamentu.

Titillari. V. tillicari. || Per stuzzicare la voglia.

Titimalu. V. camarruneddu.

Titubbanti. add. Che tituba: titubante.

Titubbari. v. intr. Vacillare, star ambiguo: titubare.

Titulari. add. Che ha titolo, che appartiene a titolo: titolare. || Che ha il titolo e non la sostanza: titolare. || sost. Dicesi il santo a cui è dedicata una chiesa, un benefizio, o simile: titolare.

Titulari. v. a. Dar titolo: titolare. || Nominare, appellare: titolare. P. pass. titulatu: titolato.

Titulàriu, s. m. Libro de’ titoli che serve di regola come usar titoli: titolario. || Tutta la filza dei titoli di alcun gran personaggio.

Titulatu. s. m. Personaggio che ha titolo di signorìa o di dignità: titolato.

Titulicchiu. dim. di titulu.

Tìtulu. s. m. Dignità, grado o nome che significhi tali cose: titolo. || Iscrizione, denominazione: titolo. || Cognome: titolo. || Vanto, fama: titolo. || Pretesto colore, motivo: titolo. || Benefizio, patrimonio de’ cherici per esser ordinati: titolo. || Il punto sopra la i, e qualunque lineetta, accento ecc.: titolo. || dari li giusti tituli: titoleggiare.

Tituluni. accr. di titulu: titolone.

Tiuluggìa. V. teologgìa.

Tiurbinu. V. spinetta.

Tiurìa. V. teoria.

Tivigghia V. divigghia.

Tizziu. Nome che si dice per accennare persona qualunque: Tizio; come Cajo ecc.

Tizzunaru. s. m. Fiaccola, per lo più usata dai pescatori, è un pezzo di libano unto e acceso.

Tizzunata. s. f. Colpo di tizzone.

Tizzunazzu. pegg. di tizzuni.

Tizzuneddu. dim. Tizzoncello, tizzoncino.

Tizzuni. s. m. Pezzo di legno bruciato da un lato: tizzone, tizzo. || fig. Ad uomo nero, moro. || – d’infernu, a uomo perverso: tizzone d’inferno. || Prov. du’ tizzuna astutati nun ponnu appiccicari, si dice degli amanti in cruccio, o simile. || nun cc’è tizzuni senza fumu, non vi è uomo senza vizio: ogni legno ha il suo tarlo.

To’. pron. Tuo. Anco a Firenze s’ode to’ per tuo. E nell’alta Italia, più spesso. || lu to’, la tua roba: il tuo. || li to’, i tuoi parenti: i tuoi. || di li to’ rimproverando alcuno, vale delle tue solite: delle tue. || nè mè nè tò, esser uguali, o in gran confidenza; star in perfetta comunione. || Prov. cu’ pri lu to’ s’incagna prestu s’accorda, quando la cosa non ci pugne da vicino, non ce ne cale po’ poi tanto: del mal d’altri l’uomo guarisce, e del proprio muore. || li to’ si t’arrustinu nun ti mancianu, i parenti non possono fare del male come gli estranei: legami mani e piei e gettami fra’ miei.

Toatu. V. togatu.

Tobba. s. f. Ognuna delle carte su cui si punta, nel gioco detto da noi zicchinetta, e in Toscana: toppa. || iri a tobba, puntare sopra una delle dette cartine (G. Taranto).

Tocca. s. f. Fazzoletto bianco (Scob.). || Fascia, lenza. || Per toccu V. al § 6. || Toga da dottore: bàtolo.

Toccalapis. s. m. Sorta di matitatoio che serve a disegnare o scrivere, per mezzo d’una punta di lapis: toccalapis.

Toccamuru. s. m. Giuoco fanciullesco, dove alcuni ragazzi si pongon appoggiati a un muro, ad alberi ecc., attorno; indi debbano cambiar di posto, senza farsi afferrare da quello che è in mezzo: a toccapoma.

Toccu. s. m. Tatto: tocco. || Colpo che dà il battaglio nella campana: tocco. || Pezzo: tocco. || Moltitudine di animali della stessa specie riuniti: branco. E se di volatili: folata. || Luogo coperto con archi su pilastri per lo più dinanzi a chiesa, come una loggia: pòrtico. || Sorta di berretto: tocco. || Giuoco plebeo che consiste nel disporre e bere del vino messo in giuoco, con inviti e diritti secondo regole: il fattore. Forse detto toccu perchè si comincia infatti col fare a tocco per vedere chi deve essere arbitro. || fari ô toccu, vedere a chi tocchi in sorte una cosa, che si fa alzando tutti delle dita, poi si contano, e si fa cader la sorte su quello in cui termina la contazione: far al tocco. || un toccu d’omu, uomo robusto, tarchiato: un tocco d’uomo. || toccu di birbanti, modo di aggrandire la qualità cattiva di chicchessia. || toccu e toccu, posto avv. vale contemporaneamente, ed usasi quando si dà un oggetto manesco, mentre se ne riceve un altro. || toccu d’oru, quel saggio che l’orefice fa fregando il metallo alla pietra di paragone: saggio al tocco (o chiuso).

Todanellu, Tòdanu. s. m. Sorta di seppia, forse il tòtano.

Tòdaru. s. m. È un nome proprio Teodoro, ma si usa in alcuna dizione: guardari a toda-