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Cardiceddu. s. m. dim. di cardu, cardo di denti corti: cardella.

Cardidda. V. cardiceddu.

Cardiddaru. V. scribbaci.

Cardiddazza. s. f. pegg. di cardedda: cicerbitaccia.

Cardiddu. s. m. T. zool. Uccello che ha il capo rosso con una croce nera, il corpo bigio rossigno, la coda nera con orli bianchi, e nelle ali vi ha del nero e del giallo: cardello, calderugio, calderello. Fringilla carduelis L. || Ferro bucato, messo nel manico del chiavistello, o affisso in checchessia per ricevere la stanghetta dei serrami: boncinello. || In gergo di monasteri così chiaman il pitale. Come se sporco fosse il segno non la cosa.

Cardidduzzu. s. m. dim. di cardiddu: cardellino, cardelletto.

Cardinalatu. s. m. Dignità di cardinale; cardinalato.

Cardinalazzu. s. m. pegg. di cardinali: cardinalaccio.

Cardinali. s. m. Dignitario ecclesiastico che ha voce alla elezione del pontefice: cardinale. || Perno sopra il quale si reggono le cose che si volgon in giro: cardine, cardinale. || Sorta di dolce di pasta di mandorle e zucchero, con dentro conserve, infornato, e verniciato di crosta scura. || Per ischerzo la parte posteriore della gallina.

Cardinali. add. pl. Una maniera di virtù quasi reggitrici, principali: cardinali. E generalmente primajo: cardinale. || punti cardinali, i quattro principali punti dello zodiaco: punti cardinali. || venti cardinali, i quattro venti principali: venti cardinali.

Cardinalicchiu. s. m. vil. di cardinali: cardinaluccio.

Cardinaliscu. add. Attenente a cardinale: cardinalesco. || Detto di colore, vale rosso: cardinalesco. Onde il panno scarlatto fu detto anche assolutamente: cardinalesco.

Cardinalìziu. add. Da cardinali: cardinalizio.

Càrdini. s. m. Ferro a posta lavorato sopra cui girano le imposte di porte, finestre, ecc.: cardine.|| Parte principale del cielo, che si chiama anche polo: cardine. || Fig. Parte principale qualunque di cosa morale, negozio, diceria ecc.: cardine.

Cardu. s. m. Strumento fatto di fili di ferro diritti e aguzzi fermati per un ceppo di legno, che serve a pettinare o raffinar le materie che deggionsi filare: cardo, scardo, scardasso. || Quello strumento con punte di ferro a uncini con cui si carda la lana: cardo. || Met. Tedio, molestia. || T. bot. Pianta che ha le foglie congiunte, le palee uncinate: cardo, gobbo. Dipsacus fullonum L. Il suo fiore è buono a rappigliar il latte per farne cacio e chiamasi cardo. || – binidittu o – santu. Pianta che ha i calici coperti da invoglio di foglie lanose: cardosanto. Centaurea benedicta L. Promuove il sudore, e giova alle passioni cardiache. || – Maria o munganazzi: cardo di Nostra Signora.

Cardùbbulu. s. m. T. zool. Insetto simile alla vespa ma più grosso: calabrone. Vespa crabro, Tenthredo L. || Per sim. nidu di cardùbbulu diciamo un confuso chiaccherìo di molte persone: ronzìo, chiucchiurlaja. || Avvocato che divori il cliente.

Cardunata. s. f. Luogo seminato di cardi: cardeto. || Il terzo prodotto de’ carciofi, dopo il quale si debbono spiantare, poichè non fruttificano che per tre anni.

Cardunazzu. s. m. pegg. di carduni. || – di margiu, cardo selvàtico: cardoscolimo.

Carduneddu. s. m. dim. di carduni: cardoncello. || Gettata, pollone o cesto che si spicca dal ceppo delle vecchie piante di carciofo per porre delle nuove carciofaje: carduccio.

Carduni. s. m. T. bot. Erba spinosa di più maniere: cardone. Carduus. Una specie serve alle arti, perchè fa alla cima una pannocchia spinosa colla quale si cava fuori il pelo a’ panni: cardo, cardone. || Per sim. Pasta lavorata a cannelli, colla superficie scabra: sedani. || o – spinusu, per ispregio si dice ad uomo sordido, avaro: spizzeca. || figghiulinu di carduni, cesto che si spicca dal ceppo delle vecchie piante di carciofo per porsi nelle nuove carciofaje: cardoncello. || ridducirisi a cogghiri carduna: ridursi all’elemosina.

Cardunizzi. s. m. T. agr. I talli dei cardi secchi: seccume di cardi.

Cardusantu. V. in cardu.

Cardusu. add. Tedioso importuno: seccafistole. Da cardu.

Careddu di cappeddu s. m. Orlo.

Carena. V. carina.

Carenzia. (D. B.) Mancanza, carenzia (Voce da non usarsi).

Careri. s. m. (f. carera). Uomo o donna che tesse: tessitore –trice (Gr. καιροω: connetto lo stame).

Cariari. v. intr. T. chir. Generar carie, dicesi delle ossa e de’ denti: cariare. || Per quariari V. || Svillaneggiare. P. pass. cariatu: cariato.

Carìbbili. Pasq. «Voce che per lo più diciamo colla negazione innanzi, e vale: incomportabile, intollerabile.» Da caro, non caro.

Càrica. s. f. Uffizio, grado, dignità: carica. || T. font. Getto d’acqua.

Caricatura. s. f. Ritratto ridicolo, in cui siano grandemente accresciuti i difetti: caricatura. || Persona contraffatta o con abiti affettati: caricatura. || mettiri in caricatura ad unu, ridere e far ridere alle spalle di quello: metter in caricatura, – in novelle.

Càrici. s. f. T. bot. Erba: carice, caretto.

Càricu. V. carricu. || Grado, carica: carica. || Peso, cura, pensiero: carico. || a caricu, modo avv., a peso, a cura: a carico.

Cariddi. indecl. Prov. essiri ntra Scilla e Cariddi. essere in perplessità, o tra due pericoli: essere tra Scilla e Cariddi.

Cariggiari. v. intr. T. mar. Mutar banda alla vela, passando il pennone all’altro lato dell’albero per ricevere il vento dal bordo opposto: trelucare (Zan. Voc. Met.).

Carigna. V. carizia (Sp. cariño).

Càrii. s. f. Disfacimento, corruttela della sostanza dell’osso: carie.

Carina. s. f. T. mar. Parte di sotto della nave sino all’opera morta: carena. || Per sim. L’ossatura del cassero degli uccelli: catriosso. || o – di rini, parte posteriore del corpo umano