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LAN — 522 — LAR


Lanzata. s. f. L’azione del vomitare, e ciò che vomitasi: vomizione. || Colpo di lancia: lanciata. || met. Aria fredda che entri da porta o da finestra, e che possa offendere la salute (Pasq.).

Lanzatura. s. f. (D. B.). Fatto ardimentoso, temerità.

Lanzaturi. s. m. Chi lancia: lanciatore. || Sorta di piccolo doccio d’onde sgorghi l’acqua: sifone. || add. D’uomo precipitoso: temerario. E per frettoloso. || V. abbiaturi.

Lanzetta. s. f. Strumento con cui i cerusici cavano il sangue: lancetta, lanciuola. || Il ferro che mostra le ore nell’oriuolo: lancettina.

Lanziari. v. a. Percuotere o ferir con lancia: lanciare (Caruso). || Per lacerare.

Lanzina. V. lanzetta. || dim. di lanza. V. (Pitrè).

Lanzittata. s. f. Colpo di lancetta: lancettata.

Lanzittatedda. dim. di lanzittata: lancettatina (a Firenze).

Lanzu. V. vomitu. || Detto di giumenti, quando son lunghi di corpo e svelti, aviri bonu lanzu: esser abbarberato, cioè come i barberi, snelli e presti. || lanzu di cani, si dice a colore sbiadito e brutto. || V. lanciu. Onde di lanzu, subito: di lancio.

Lanzudda. s. f. Crusca più minuta che esce dalla seconda stacciatura: cruschello, semolello, tritello. || Pane di crusca: pane inferigno. V. granza.

Lanzuna. accr. di lanza, arme: lancione.

Lanzuni. accr. di lanza, arme e barca.

Lanzusu. add. Rincrescevolmente affettato, caricato: lezioso, stuccoso, ristucchevole, svenèvole.

Laò. V. alaò.

Lapa. V. apa. Anco i Toscani hanno lape per ape.

Laparda. s. f. Arme in asta, guernita in cima con ferro a mezza luna e poscia altro aguzzo: labarda, alabarda. || appizzari la laparda, met. andar a mangiar a casa ed a spese altrui: appoggiare la labarda.

Lapardata. s. f. Colpo di labarda: labardata.

Lapardazza. pegg. di laparda: labardaccia.

Laparderi. s. m. Soldato armato d’alabarda: alabardiere. || met. Chi è solito scroccare: scroccone, parassito.

Lapardiari. V. lanziari.

Laparduna. accr. di laparda: labardone.

Laparìa. s. m. L’arte di curar le api: apiaria. || Luogo dove le pecchie fanno il miele: melàrio.

Lapazza. l. f. Pezzo di legno che s’adatta con chiodi per rinforzare porte, finestre ecc. quando son indebolite: spranga. || T. mar. Pezzi di legno tondi da una parte, e concavi dall’altra, che si adattano per rinforzare gli alberi, lapazza (Zan. Voc. Met.), lampazza (Tomm.).

Lapazzetta. dim. di lapazza: spranghetta. || T. bot. lapazza d’acqua o cu fogghi granni, pianta. V. lapazzu.

Lapazzu. s. m. T. bot. Pianta di radice lunga, fibrosa, gialla dentro, bruna fuori; fiori verdi, in ispiga ramosa: lapazio, romice. Rumex patientia L.

Lapera V. laparìa.

Làpia. s. f. Brama di mangiare: fame. || Pasq. spiega allegrezza.

Làpida. V. lapidi.

Lapidamentu. s. m. Il lapidare: lapidamento.

Lapidari. V. pitruliari: lapidare.

Lapidazioni. s. f. Il lapidare: lapidazione.

Làpidi. s. f. Pietra sepolcrale: làpida, làpide. || Iscrizione incisa in pietra: làpide.

Lapidiari. V. allapitiari. || V. pitruliari.

Lapillu. s. m. Lava sminuzzolata: lapillo.

Lapis. s. m. Cannello di legno sottile con dentro la piombaggine, che serve per disegnare, scrivere: lapis. || essiri un lapis, essere delicato, si dice di checchessia. || a lapis, fatto col lapis: a lapis, a matita.

Lapislàzzaru. s. m. Pietra preziosa azzurra: lapislàzuli, lapislàzzoli, lapislàzzari (z dolce).

Lappa maggiuri. V. bardana.

Làppana. s. f. Spezie di pesce di pietra: tordo. Labrus turdus L. || – pavunissa. Labrus varius. L. || V. làppara.

Lappaniu. (Don Nome burlesco ad uomo da nulla e prosuntuoso.

Làppara. s. f. Carne sottigliata, senza consistenza, quella cavata del ventre dell’animale. || Per magrèdine. || Per pidduncia V. || Per isproposito: svarione, scerpellone. || Pesci vili, di poco prezzo.

Lapparazza. pegg. di lappara.

Lapparedda. dim. di lappara.

Làpparu. add. Di poca consistenza: flòscio, mèncio. || Di carne: frolla (Gr. λαπαρός: molle, vano.

Lapparuna. V. smafaruna.

Lapparusu. add. Vantatore: gonfianùvole. V. smafarusu. || V. muddàcchiaru.

Làppiu. add. di certa qualità di mele: àppio. È la voce appia che con l’articolo forma unica parola, come lapa per apa, e come i Toscani hanno pure p. e. la lèllera per l’èllera.

Lappusazzu. pegg. di lazzo: lazzaccio (z dolce con tutti i seguenti).

Lappuseddu, Lappusettu. dim. di lazzo: lazzetto.

Lappusità e Lappusitati. s. f. L’esser lazzo: lazzezza, lazzità, lazzitade, lazzitate.

Lappusu. add. Di sapore aspro e astringente: lazzo, afro. || Attaccaticcio: vischioso.

Lappusuni. accr. di lappusu.

Lapuneddu. dim. di lapuni.

Lapuni. accr. di lapa o ape maschia: apone, pecchione. Anco i Toscani alle volte uniscono l’articolo al nome e quindi aggiungono poscia altro articolo p. e. l’apa fanno lapa quindi la lapa. || Il rumore che fanno le api: ronzìo. E fari lu lapuni: ronzare.

Laqueamentu. V. angustiamentu.

Laqueari. V. angustiari.

Lardaloru. V. grassu. || V. giovedì grassu.

Lardazzu. pegg. Lardo vieto, rancido: lardaccio.

Lardeddu. s. m. Pezzuolo di lardo: lardello.

Lardera. s. f. Si usa come nella frase, essiri tuttu ’na lardera: esser tutto una piaga.

Lardiari. v. a. Gocciolare sopra gli arrosti lardone o simile material strutta, bollente, mentre si girano: pillottare. || T. mar. Passar dei pezzi di corda vecchia, di comando, di stoppia, tra i fili del tessuto primitivo del paglietto o cinghia per renderlo più grosso: lardare