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Macinaturi –tura. verb. Chi o che macina: macinatore –trice.
Macinedda. dim. di macina: macinella.
Macineddu. s. m. Strumento di pietra o di vetro, con cui si macinano i colori sovra una pietra liscia: macinello. || Quell’arnese in cui si macina il caffè: macinino, macinello. || T. stamp. Quel pezzo di legno con cui si macina l’inchiostro: macinello.
Macinga, Macingu. s. f. e m. Diavolo, satanasso. (Forse dal Gr. μάχιμος: pugnatore).
Màcinu. V. macinatu.
Macionna. Dicesi per ispregio a donna neghittosa: sciattona.
Maciriari. v. a. Trattar con mano la farina da impastare, fregandola sulla madia: intridere.
Màcula. s. f. Macchia, ma in senso fig.: màcula, màcola.
Maculari. v. a. Macchiare, disonorare: maculare. P. pass. maculatu: maculato.
Madama. s. f. Signora, quando non si tratta di forestieri ha senso di celia: madama. || Titolo che dànno all’aja, alla governante ecc.
Madamiggella. dim. di madama, signorina: madamigella.
Maddoccu. s. m. Massa di cose rabbatuffolate: batùffolo. || Qualunque materia informe e pesante: grossume. || Piccole zolle che si formano nella farina: ròccolo. || V. baddocculu.
Maddalena. (A. posto avv. Dicesi di una finestra di cui la larghezza sia maggiore dell’altezza. Dicesi d’altre cose bislunghe.
Maddonna. s. f. Signora, ma più per derisione: madama, madonna. || – acconzu, donna che vuol metter mano a tutto e non riesce a nulla: femina acciarpinata, ciarpiera.
Maddrarutu. add. Grasso, pesante, rozzo: materiale.
Madera. s. f. Spezie di vino: madera.
Madonna. s. f. Per antonomasia la madre di Gesù: madonna. || Festa in onore di lei, per esemp.: la madonna di agosto ecc.
Madrigaleddu. dim. di madrigali: madrigaletto, madrigalino.
Madrigali. s. m. Lirica breve e non soggetta a rime: madrigale. (D. B.).
Madriperla. V. matriperla.
Madrisilva. s. f. T. bot. Arboscello che produce fiori odoriferi, e di cui i molti rami s’attaccano agli alberi vicini: madreselva. Lonicera caprifolium L.
Madunari. V. ammadunari.
Madunaru. s. m. Artefice che fa i mattoni: mattoniero.
Madunateddu. dim. di madunatu.
Madunatu. s. m. Il luogo dove son messi i mattoni: mattonato. || – ’n cuteddu, quando i mattoni son messi per costola: accoltellato.
Madunazzu accr. di maduni, mattone grande per ammattonar forni e simili: tambellone.
Maduneddu. dim. di maduni: quadrello, mattoncino.
Madunettu. s. m. Una sorta di dolce di farina e miele.
Maduni. s. m. Pezzo di terra cotta per pavimenti; sonvi di varie forme, se quadrato e piccolo: quadrello; se più grande: quadrone. Se poi è di figura bislunga siccome quelli che si usano a costruire muri: mattone (pantufaluni); se più piccolo: mezzana (mustazzola); e se ancora più sottile: pianella (pantofalu). || – di valenza: quadrelli verniciati, ambrogette.
Madunnina, Madunnuzza. dim. di madonna: madonnina, la imagine di Maria.
Madurnali. add. Grande, principale e si dice di sproposito, sbraglio ecc.: madornale, badiale.
Maduru. Nella frase duru e maduru: sòrdido (Sp. mas duro. Vinci).
Maestà. V. maistà.
Màfara. s. f. Turacciolo per botti e simili: tappo.
Mafaradda, Mafarata. V. lemmu.
Mafaratedda. dim. di mafarata.
Maffata. V. pappata.
Maffi. s. m. pl. Strisce di pelle che dalla groppiera del fornimento dei cavalli, scendono pei fianchi e tengon alte le tirelle: reggitirelle.
Màfia. s. f. Neologismo per indicare azione, parole o altro di chi vuol fare il bravo: sbracerìa, braverìa. || Sicurtà d’animo, apparente ardire: baldanza. || Atto o detto di persona che vuol mostrare più di quel che è: pottata. || Insolenza, arroganza: tracotanza. || Alterigia, fasto: spocchia. || Nome collettivo di tutti i mafiusi. (Smàferi si chiaman in Toscana gli sgherri; e maffia dicon alla miseria, e miseria vera è il credersi grand’uomo per la sola forza bruta! ciò che mostra invece gran brutalità, cioè l’essere grande bestia!).
Mafiarisi. s. intr. pron. Mostrarsi valente o sbravazzone: sbravazzare, sbraciare; e in men tristo senso far il bravo dinanzi il pericolo: braveggiare, bravare. || mafiarisi cu unu: pigliare baldanza addosso a uno.
Mafiata. s. f. Lo sbravazzare, lo sbraciare: sbravazzata, sbraciata, sbracìo, spocchiata, braveggiata.
Mafiunarìa, Mafiusata. s. f. Atto o detto da bravo: braveria, valentia. || Baldanza.
Mafiusazzu. pegg. di mafiusu.
Mafiuseddu, Mafiusicchiu. dim. di mafiusu. || Baldanzosetto.
Mafiusità. V. mafiusarìa.
Mafiusu. s. m. Chi opera e si mostra con mafia: sbracione, bravaccio, sbarazzino. || V. vappu. || Di cosa buona, eccellente nel suo genere: smàfero. || Tracotante. || Ardito, valente: sgherro. || In buono senso: baldo, baldanzoso. || Che affetta grandigia, spocchia: spocchioso. || Detto di abito, bello, ricco, ecc.: sgherro. || Valente, bravo, esperto: bàrbero, sgherro.
Mafiusuni. accr. di mafiusu: bravaccione.
Mafujè. (Pasq.) Cosa di vil condizione: ciarpa.
Maga. fem. di magu: maga.
Magadaru. V. macadaru.
Magagghiuni. s. m. Vite grossa. || Bastone. || Zappa (Mal. e Pasq.).
Magaghiari. V. malitrattari. (Mal. e Pasq.).
Magagna. s. f. Vizio, difetto, così del corpo che dell’animo: magagna.
Magagnari. v. a. Guastare, viziare: magagnare. P. pass. magagnatu: magagnato.
Magara. fem. di magaru: strega, maliarda. || I più rozzi montanari così chiamano anche il convoglio della ferrovia.