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MIS — 598 — MIS


mese: mese per mese. || misi, per mestrui: mese. || Salario di un mese: mese. || Prov. dammi senza cuntarimi misi ed anni, cuntami li spisi nun mai li misi, è il porco che parla, cioè, non guardar quanto mesi ho, ma come mi hai mantenuto. || a misi ca nun tiri soldu nun dumannari quannu veni, non domandar mai delle cose cattive, perchè vengono presto e senza chiamata. || pigghiari erruri a li misi, sbagliare. || li misi di l’annu nun su’ uguali, la vita non iscorre tutta allo stesso modo, c’è quando si gode e quando si patisce.

Misiari. v. intr. Lasciar passare del tempo, differire una cosa: procrastinare. (Da misi, quasi quasi differire di mese in mese). || Temporeggiare, in generale.

Misiceddu. V. misettu.

Misirannu. add. Miserabile: miserando (Pitrè).

Misiricòrdia. s. f. Affetto che ne spinge ad aver compassione d’altrui e a sovvenirlo: misericordia. || Esclamazione di spavento, di soccorso o di meraviglia: misericordia! || Grazia o perdono dato a chi si dovrebbe punire: misericordia. || misiricordia dissiru l’ariddi quannu desiru focu a li ristucci, modo di esclamare: misericordia!

Misiricurdiusamenti. avv. Con misericordia: misericordiosamente.

Misiricurdiusissimamenti. avv. sup. Misericordiosissimamente.

Misirinu, Misirìu. s. m. Si dice a uno santu misirinu quando è proprio sprovveduto di abiti: cencioso; quasi dire miserello, miserrimo.

Misiriusu. add. Spilorcio: misero. || Detto di luogo ristretto: angusto. || Detto di abito, vecchio: rifinito; o scarso, stretto e piccino: misero.

Mìsiru. V. mìseru.

Misizzu. add. Di cosa non naturalmente nel suo luogo, ma posta su dopo o per accomodo: posticcio. || Detto di abito adoperato già: usato.

Missa. s. f. Il sacrificio che rappresentano i preti in sull’altare: messa. (A. V. ital. missa. Boezio di Rinaldo). || nesciri o trasiri la missa, l’andar o il ritornar del prete a dir o dal dire la messa: uscire od entrare la messa. || La paga della messa: messa. || pigghiari la missa, ordinarsi sacerdote: ordinarsi da messa, cantar messa. || cantari o diri la menza missa, raccontar metà dell’accaduto o non tutto: dir mezze le messe. || missa da cacciaturi, breve: messa da cacciatore. || – cantata o granni: messa cantata. || – letta o vascia, quella non cantata: messa piana. || arristari a menza missa, rimanere in sospeso: restar in asso. || essiri o nun essiri di missa, del sacerdote che è o no ordinato. || vidirisi o sintirisi la missa, assistervi: udire la messa. || serviri la missa, assistere e rispondere al sacerdote nella messa: servir la messa. E fig. far un male a uno, palesar le sue marachelle: servir la messa a uno. || Prov. senza dinari nun si canta missa, senza denaro non si hanno neppure i rinfreschi all’altro mondo: senza danari non si hanno paternostri. || tutti li missi a l’artaru majuri, tutte le cose buone si dànno ai ricchi, ai potenti o a’ prediletti: l’acqua corre al mare. || missa di spunzalizziu, quella che si celebra nella benedizione degli sposi: messa del congiunto (Mort.). || perdiri la missa, non sentirla: perder la messa. || stari senza missa, non andarci: star senza messa.

Missaggeri. s. m. Ambasciadore, messo: messaggiere.

Missàggiu. s. m. Chi porta ambasciate, messo: messàggio. || Prov. missaggiu masculu nun mannari, è prudenza di non mandar un messaggio alla dama, ma una messaggiera, se no la donna è paglia, l’uomo è fuoco ecc. || nun cc’è megghiu missaggiu di te stissu. comanda e fa’ da te si suol dire: non v’è più bel messo che sè stesso.

Missaju. V. A. per missaggiu V.

Missalazzu. pegg. Messalaccio.

Missaleddu, Missalettu. dim. di missali: messaletto.

Missali. s. m. Libro dov’è registrato ciò che debbasi dire nella messa: messale.

Missaredda. V. missicedda.

Misseri. s. m. Era titolo di maggioranza: messere; ora si usa per beffa. E in italiano anco sonvi frasi vicine al nostro senso. Onde: messere è l’asino disse il Minucci. E nel Malmantile, vi è: Testè mi ha detto peggio che messere. E esser fatto il messere, significa esser aggirato, uccellato. || Si usò e s’usa ancora per dir culo. || Nella vendemmia e in altre occasioni è il titolo di chi soprastà a’ braccianti. In italiano parimenti ha tal senso, come nella frase: far il messere, quando si vuol soprastare agli altri. (A. V. ital. missere). || Il capo di quelli che lavorano in un frantoio di ulive: frantojano, fattojano, maestro dell’olio (Pal. Voc. Met.).

Missìa. s. m. Gesù Cristo secondo le profezie, cioè il mandato da Dio secondo le promesse: messìa. || aspittari lu (o comu) missìa, aspettar un grande avvenimento con ansia e lungamente.

Missicedda. dim. di missa.

Missinisa. add. e sost. Sorta di fico.

Missioni. s. f. Incarico di fare, di andare, di eseguire: legazione, incombenza, carico, commissione, (in questi sensi Ugolini non ammette la voce missione). || Il mandar il sacerdote a predicar la fede di Cristo: missione.

Missireddu. dim. di misseri: messerino (Tramater).

Missirìu. V. massarìu.

Missiunanti, Missiunàriu. s. m. Sacerdote spedito alle missioni: missionario, ossia missionante.

Missiunedda. dim. di missioni.

Missu. s. m. Messaggio: messo. || Famigliare di luoghi pubblici: messo.

Misterè. Interrogazione: chi? || Per dire che importa? quasi dire, che mestieri fa? che bisogno c’è?

Misteri. s. m. Esercizio meccanico per guadagnare: mestiere, mestiero. || Prov. lassa fari lu misteri a cu’ lu sapi fari. V. in arti.

Mistèriu. s. m. Cosa secreta impossibile a comprendersi: mistero, misterio. || Cerimonia della religione: mistero. || Ciò che la Chiesa obbliga ai fedeli di creder alla cieca: mistero. || Qualunque segreto, arcano: mistero. || fari misteriu di una cosa, tenerla celata: far mistero di una cosa. || a misteriu, posto avv. o semplicemente