Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/130

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104 argonautica.

     Renderò volentier; chè ben s’addice
     1075A’ deboli ciò far, quando i più forti
     Recan lor giovamento. A voi compagno
     Darò Dàscilo mio figlio diletto,
     E ospitali accoglienze in ogni dove
     Troverete con lui sino alla foce
     1080Pur là del Termodonte. Ed io su ’l vertice
     Dell’Acherusio promontorio un alto
     A’ Tindàridi tempio ergerò sacro,
     Cui d’assai lunge per lo mar veggendo
     Venereranno i naviganti; ed anco
     1085Innanzi alla città, siccome a numi,
     Lor farò dono di feraci campi.
Fra le mense così favoleggiando
     Consumarono il giorno; e tutti poi
     Solleciti al mattin verso la nave
     1090Scesero; e Lico ei pur venìa con molta
     Copia di doni, e seco il figlio avea,
     Di casa addotto a navigar con loro.
Quivi un fiero destin Idmon, d’Abante
     Figliuol, colpì che di profetic’arte
     1095Dotto era pur; ma la profetic’arte
     Non lo salvò, poi che il poter del fato
     A perir lo traea. Dentro a un cannoso
     Padul della riviera a raffrescarsi
     Nella melma la pancia immane e i fianchi
     1100S’acquattava un cignal di bianche zanne,
     Orrido mostro, onde avean tema anch’esse
     In quell’acque le Ninfe; ed uom veduto