Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/54

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28 argonautica.

     E la tomba di Dòlope. Su l’ora
     Quivi del vespro dalla forza spinti
     Fûr di contrario vento; ed a placarlo1
     Nel bujo della notte agne scannate
     745Arsero. Gonfio il mar fremea: due giorni
     Stettero inerti in quella riva: il terzo
     Spiegâr di nuovo alto le vele, e spinsero
     Nel mar la nave, e quella riva ancora
     D’Argo le Afete usan nomar le genti.23
     750Pria passar oltre a Melibea; col raggio
     Poi del mattin vider dappresso al lido
     Omole, e via quinci scorrendo, un lungo
     Non fêr cammino a tragittar del fiume
     Amiro le correnti. Indi veduto
     755Hanno Eurímene, e d’Ossa indi e d’Olimpo
     Le acquose valli; e le Pallenie balze
     Che fan col capo Canastréo confine,
     Spinti dal vento oltrepassâr di notte;
     E al nuovo dì surse al lor guardo il monte
     760Ato di Tracia, che protende l’ombra
     Dell’eccelsa sua cima infino a Lenno,
     Ed a Mirina, che lontana è tanto
     Quanto viaggio un ben vogante legno

  1. Non al morto Dolope, con lo Scoliaste, col Flangini e seguaci, ma bensì al contrario vento è da intendere che i Minii ora sacrificassero. Vedi Erodoto, lib. VII, 191, e la nota 465 del Mustoxidi a quel luogo.
  2. Var. al v. 749. Afete d’Argo usan nomar le genti.
  3. Qui si omette la versione del verso 593, giudicato intruso dal Beck e dal Wellauer.