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IV.


In Questura.


Si scosse al rumore di un passo. Essa con voce rinfrancata e autorevole gli disse: ― Andiamo, non abbiamo molto tempo.

E lo precedette, camminando verso la stazione.

Non ebbero molto da aspettare. Essa acquistò i biglietti e lo precedette ancora, entrando in uno scompartimento affollato, dove la presenza di altri viaggiatori impedì loro di parlare. In silenzio arrivarono a Milano. Salirono in una vettura che li accompagnò a casa, in via San Barnaba.

Non scambiarono quattro parole lungo il viaggio. Arabella, chiusa in un duro risentimento, se lo tirava dietro come un ragazzo che ella avesse ritrovato perduto in mezzo a una strada.

La zia Colomba, che stava in sentinella, scese un pezzo di scala, abbracciò la signora e le sussurrò prima di entrare:

— Nunziadina, non sa nulla. È un po’ malata e l’ho persuasa a rimanere a letto. In ogni caso le diremo che Ferruccio ha dovuto partire.

— Mi ha detto questo figliuolo che voi conoscete un delegato.

— Sì, è stato lui… Signore!… è stato lui che ci ha avvertiti.