Pagina:Arabella.djvu/441

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va di mezzo siam sempre noi poveri agenti. Se si fa troppo, gridano che si fa troppo; se si fa poco gridano che non si fa nulla. I giornali ci mordono ai polpacci, la Prefettura ci picchia sulla testa, il Ministro ci trasloca, ci destituisce, talchè si può dire che i nostri migliori amici sono ancora i birbanti.... Questo per darvi un’idea che anche noi abbiamo le mani incatenate. Nel caso nostro poi c’è un aggravante serio, serio, serio... — Il delegato socchiuse gli occhi e tentennò un poco la testa. — Oltre alla ribellione c’è la deposizione di una guardia, che è stata sbattuta in terra e ha dovuto rimanere dieci giorni fuori di servizio per una slogatura alla mano. Caso grave! Una mano per una guardia di questura è come l’archetto per un suonatore di violino. C’è stato del danno...

— La signora è pronta a dare un indennizzo.

— Anche il denaro è un bel rimedio che guarisce molte slogature. Protezioni, alte testimonianze, denaro, potranno esser tant’olio per far correre le ruote e per non lasciarle stridere; ma voi, la mia Colomba, domandate troppo. Mi par già di essere compromesso per quel che ho fatto, avvisandovi del pericolo e offrendo al ragazzo i modi di accomodare i suoi cenci in famiglia. Mi rincresce anche per questa buona signora, alla quale non vorrei proprio dir di no; ma c’è una deposizione, Dio benedetto! c’è la legge.

Arabella, che stava ad ascoltare colla faccia impassibile, mosse due o tre volte le palpebre per asciugare un leggero velo di lagrime. Il delegato se ne accorse, e fece qualche passo nella stanza. Non poteva veder piangere le donne. Era il suo debole. Dopo uno sforzo riprese a dire: