Pagina:Archivio della R. Società Romana di Storia Patria - Vol. XVI.djvu/207

Da Wikisource.

Documenti circa la politica di Leone X 203

zione, che sarebbe stata rilevata subito dal re, che conosceva que’ capitoli, mistificazione che avrebbe offeso e alienato il duca di Savoia e che avrebbe distrutta ogni speranza di quell’accordo, che Giuliano cercava. In vero la esattezza dell’esposizione di Giulio de’ Medici, per questa parte, non avrebbe mestieri di prova più decisiva. Ma ne abbiamo ancora una riprova indiretta da parte della Francia. Giuliano e Lorenzo erano morti, quando nel novembre del 1520, volendo Francesco I togliere Napoli agli Spagnuoli, comprese che avrebbe trovato da parte del papa la stessa difficoltà che già nel 1515, e, desiderandolo questa volta, ad ogni costo, amico, ripetè egli stesso le ragioni, riconoscendole giuste, per le quali Leone aveva chiesta la rinunzia dei diritti su Napoli alla Santa Sede; e ripropose ora egli al papa quella transazione, rifiutata nel 1515, di far re di Napoli un terzo (pp. 343-44) e specificava il figlio di Federigo d’Aragona, che però moriva poco appresso.

Come in questa di Napoli, così in tutte le altre contingenze, quando possiamo scoprire l’azione ed il pensiero personale di Leone, noi non li troviamo mai, come quelli di Sisto IV e d’Alessandro VI, sottoposti ai disegni d’ambizione ed ai vantaggi di famiglia. Tali vantaggi cercò senza dubbio - specialmente quelli di danari, che divenivano di giorno in giorno più urgenti ai crescenti dispendii della Corte sua, e di quelle dei suoi - riannodare alla sua po; litica, senza però perturbarla; ma le aspirazioni di acquisti di Stati de’ suoi e de’ cortigiani loro egli non fomentò mai; e quando non gli bastò di moderarle, vi si oppose risolutamente. L’usurpazione di Urbino, io ho acerbamente biasimata (pp. 76-7); ma Urbino fu, per Leone e per Lorenzo, la conseguenza, impreveduta e fortunata, d’una politica sfortunata; non fu già una causa determinante. Quanto al resto però: per Piombino si oppose ostinatamente e duramente alle mene di Lorenzo (p. 20); per Siena, nel primo periodo, respinse le sollecitazioni dei