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78 M. Pelaez

pista, ma, in parte, anche all’autore1. Del resto il medesimo fatto si riscontra nelle Visioni, giunte a noi in un codice originale, donde per così dire si potrebbero ricavare come due grammatiche2. Cosi per fermarci ai fenomeni più peculiari ĕ ed ŏ oscillano tra la forma dittongata e la scempia; i perfetti in -avit oscillano tra la forma più antica -ao e la successiva epentetica -avo e la più recente ò; le prime poi nel corso del Memoriale si vanno facendo sempre più rare, mentre le seconde si moltiplicano3. Lo stesso dicasi del passaggio l + cons. a r, di ll = ld e di nn = nd, e di altri accidenti grammaticali.

Ed ora non ci resta che render conto della maniera seguita nella ricostituzione del testo e nella stampa di esso: fu preso a base il manoscritto dell’archivio Soderini e ragguagliatolo sempre cogli altri, col soccorso di questi fu corretto qua e là tutte le volte che in essi credetti ritrovare la lezione originale; ma sempre ne è data ragione nelle varianti, nelle quali fu segnata anche la lezione di tutti i manoscritti in ogni caso che parve di speciale importanza4. Per la stampa non fu dato alcun valore al capriccioso uso delle maiuscole, si distinse u da v e si interpunse secondo l’uso moderno. Le note non vogliono essere un commento completo, che non sembrò opportuno una volta che per lo stesso periodo di tempo si distende il Diario dell’Infessura che è stato già illustrato;

  1. Vedi su ciò le osservazioni di E. Monaci, Sul Liber ystoriarum Romanorum, Prime ricerche, in Arch. d. R. Soc. rom. di st. patr. XII, 172.
  2. A questa conclusione sono arrivato dopo uno studio generale di tutte quante le Visioni di s. Francesca, e ne darò in altro tempo la dimostrazione.
  3. Cf. E. Monaci, op. cit. p. 173, nota 4.
  4. Nelle varianti i manoscritti sono indicati colle sigle con cui furono contradistinti nell’elenco riportato nelle pagine precedenti.