Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/159

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rassegna bibliografica 155

rizio e Tommaso, perchè devoti alla nemica Spagna, ma ordinava che non fossero ricevuti in Piemonte. I principi doveano combattere questi disegni, tutelare i diritti dei nipoti, i proprii e quelli del paese, provvedere alla gravità della situazione.

Madama Reale toccava i trent’anni; occhi azzurri e vivaci, bionda chioma, bella e piacevole, sebbene con voce alquanto maschile; «di tempra galante ed amorosa» a guisa del valoroso e tenero padre suo; ambiziosa e cupida di comando, versata e assidua in raggiri di alcova e di gabinetto, gli uni egli altri mescolando con molta divozione e pratiche di chiesa. Il vecchio suocero Carlo Emanuele I che se n’intendeva, adoperatala in alcuno di que’ tortuosi avvolgimenti suoi presso la Corte di Luigi XIII, e provatala di fede incerta, tennela lontana da ogni negozio; ed ella ne impermaliva, femminilmente, e di soppiatto carteggiava col re fratello e col cardinale ministro, e pregava (1630) che le trattative allora pendenti passassero per le sue mani, «perchè altrimenti (scriveva) non debbo sperare più contentezza qua, dove tanto mi odiano, che m’impediscono qualunque parte nelle faccende». Morto il suocero, non trovarono le sue voglie ostacolo presso il marito; ed ella (giova il dirlo) si adoperò da buona piemontese, e il suo credito non fu inutile a mitigare le asprezze del cardinale verso il duca. Creata Reggente e perciò signora davvero, aborriva dal dividere coi cognati le apparenze del potere; le apparenze, perchè la sostanza cedevala a chi volgea le chiavi del suo cuore non punto di selce. E questi era allora il conte Filippo San Martino di Agliè.

Il cardinale Maurizio, non mai entrato negli ordini sacri, era uomo di buone lettere, non più giovane, vanerello, volubile nei propositi, invaghito della Duchessa sino dal tempo in cui avea in Francia conchiuse le nozze di lei col fratello. Ora offrivale il suo consiglio nell’opera del governo e di più la mano di sposo. Né l’uno né l’altra piacevano a Cristina per le ragioni dette; piacevano peggio a Richelieu, il quale dichiarò per mezzo dell’ambasciatore del re a Torino che, dove Maurizio venisse in Piemonte, farebbelo catturare e condurre in Francia. Quest’ambasciatore era un Michele Particelli si-