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fra venezia e ravenna 57

il papa prigioniero o morto, e più persone inviò in Italia con questo mandato; ma ogni tentativo andò a vuoto, chè le congiure furono scoverte ed congiurati quali fuggirono, quali furono uccisi, ed invece cadde vittima l’esarca Paolo che tanta parte avea avuta in quelle macchinazioni. Ed insieme a lui fu morto il suo figliuolo per mano del popolo di Ravenna, il quale usato già a metter le mani nel sangue, quella volta fe’ tale macello di soldati greci che ne rosseggiaron le acque de’ canali, e secondo che narra l’Agnello, per tre anni ninuo più mangiò i pesci del Badareno.

In mezzo a cosiffatto furore degli animi ebbe il pontefice tanta forza da serbare misura, nè volle che per l’amore al papato i popoli desistessero dalla fede all’imperio, nè che le milizie che stavano di presidio in Ravenna e nella Venezia eleggessero un nuovo imperatore, rinnovando gli esempi degli antichi pretoriani.

[Cronaca veneta. Liutprando prende Ravenna.] In questo tempo Liutprando re dei Longobardi (dice un’antichissima cronica veneziana)1 lui andò a sediar la zitade de Ravena el doxe a petition del papa lui andò a sochorer la dicta zitade e fo una grande bataja in la qual fu preso un nievo de dicto re Liutprando et preso el doxe de Vixenxia et per questa caxon lo fo facto paxe et li Venetiani a petition del papa restituì li dicti prexoni et fono facti novi pacti per lo imperador ai Venetiani. Ed investigati tutti i monumenti e tutti gli scrittori che valgono a rischiarare questo avvenimento onde riportarlo con ogni minuto particolare, riuscimmo a poterlo comporre nel modo seguente.

Circa gli anni 725 o 726, valendosi delle contese che teneano distratte le forze del papato e dell’impero, e per le quali molti ravennati s’erano dipartiti rimanendo per la loro discordia deboli quelli rimasti, re Liutprando assalì Ravenna, dalla quale respinto, s’impadronì di Classe che tutta mise a ferro ed a fuoco rispettando solo il tempio di S. Apollinare ora detto in Classe fuori. E partì tosto per correre in aiuto di Carlo Martello contro ai Saraceni, lasciando che Ildebrando suo nipote e Perendeo duca di Vicenza seguitassero l’impresa. La quale, secondo che scrive l’Agnello, riuscì loro prospera pel tradimento d’un cittadino, che mentre i Longobardi assalendo la porta di Vico Salutare richiamavano in quella parte tutte le forze

  1. Bibl. Marciana di Venezia. Cod. dcl., cl. vii it.