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caratteri minuti, del Pettoello contro la confessione, una apologia di 48 pagine, che, sebbene scritte in carattere più grosso, non sono davvero poca cosa, nè molto facilmente digeribili.

Non una delle osservazioni del Pettoello rimane in piedi e le date e le affermazioni storiche e le citazioni sacre sono rovesciate dalla dottrina e dalla critica dell’avversario, il quale si mostra nella materia competentissimo.

Tanto è vero questo che il Pettoello, battuto, piega in ritirata e va in cerca di alleati, E l’alleato lo trova nel signor Luigi De Sanctis di Firenze, un vecchio teologo che insegnava allora da 32 anni teologia, storia ecclesiastica ed antichità cristiana!

Ma anche il vecchio teologo è tartassato a dovere dall’Ardigò, il quale è irresistibile nella foga delle sue convinzioni e della sua dottrina. Poiché allora il prof. Ardigò delle convinzioni ne aveva...!

Non vogliamo condannare le nostre lettrici ad un riassunto sia pure brevissimo dì tale polemica: ci basta di averne detto il senso e il carattere generale. Solo ci limitiamo a citare due periodi del prete polemista, interessantissimi e l’uno e l’altro, perchè il primo è un apprezzamento sul valore e sul merito della confessione ed il secondo si riferisce a quella famosa infallibilità, che nella lettera al Moto, il prete filosofo dice di non aver difeso mai!

Ecco il primo estratto:

« — La confessione è tutt’altro che una cosa orrida. Uomini rispettabilissimi appartenenti alle diverse comunioni non cattoliche di Germania, d’Inghilterra e d’altri paesi, l’hanno apprezzata, l’hanno lodata, l’hanno raccomandata, si sono adoperati per introdurla tra i propri correligionari. L’ha commendata persino Voltaire, che dice ne’ suoi trattenimenti filosofici: I nemici della chiesa romana, che si sono levati contro una istituzione così salutare (la confessione auricolare) sembrano avere tolto agli uomini il più grande dei freni che si possa mettere