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68 Scritti vari

Io cito una raccolta, che è la ristampa più completa che esista delle migliori edizioni conosciute di tutti i Padri, nella loro interezza, e il signor De Sanctis mi fa quel rimprovero? Che non se ne sia accorto? Che abbia creduto che la denominazione Patrologia del Migne significasse una qualche antologia o raccoltina di passi di padri, ad un uso speciale, ad uso per esempio dei teologi confessionalisti, come egli li chiama? Sarebbe troppo per un vecchio insegnante di storia ecclesiastica e di antichità cristiane.

Ma il più bello si è che dà agli altri, che non ne hanno bisogno, i consigli che egli poi non segue per sè: anche trattandosi di casi, nei quali il più semplice buon senso non permette di fare diversamente. Come dove, per mostrare che io falso, altero e mutilo i passi dei padri, e li applico male, riporta la decretale sopra menzionata di S. Leone dal Corpus Iuris; da un libro cioè, nel quale per l’indole sua stessa i passi quasi sempre sono inseriti in sunto e smozzicati. Come? Uno che da lungo tempo esercita la professione teologica non ha alla mano, per riferire un testo di un padre, e per fondarvi sopra delle gravi accuse contro un avversario, se non il Corpus Iuris? Questa è la cosa più amena che io abbia mai sentito. In questo caso il signor teologo doveva almeno avere la prudenza di non istituire il confronto colla mia citazione.

Io ho citato la decretale di S. Leone dal Baronio, perchè ero sicuro del fatto mio, avendola prima confrontata coll’originale. La mia citazione poi nè è falsata, nè può dirsi mutilata. Mutilata e falsata è piuttosto quella del signor De Sanctis. La cosa è tanto chiara, che non avrà bisogno di un lungo discorso, per esser capita anche dai più tardi. Mutilare un passo vuol dire toglierne le parole che gli danno un senso non conforme alla idea di chi lo riporta. Ora io domando. Le parole che seguono la mia citazione che nell’originale sono queste: qui pro delictis poenitentium precator accedit, impediscono esse,